Alla mezzanotte di ieri 31 gennaio
ha chiuso l'attività la sede torinese del Goethe Institut con i
suoi 18 dipendenti. Una decisione annunciata nei mesi scorsi che
il vicepremier Tajani, Regione Piemonte, Comune di Torino,
Camera di commercio e altri enti hanno cercato di scongiurare
con appelli alla direzione in Germania.
La sede torinese, in piazza San Carlo, era stata aperta 70
anni fa. E questa mattina il personale si è affacciato alle
finestre srotolando tre striscioni con le scritte 'Danke,
Torino", "Grazie, Torino" e "+di 19mila firme" (quelle raccolte
contro la chiusura) con due cuori disegnati. All'ingresso, sotto
i portici, sul cartello del Goethe è stato posato un mazzo di
fiori.
"La direzione centrale di Monaco ha definito la decisione
'irrevocabile' per ragioni 'riorganizzative' - si legge in una
nota distribuita oggi dai dipendenti - Questo, nonostante i
tentativi di mediazione portati avanti da esponenti politici
torinesi e non, l'offerta di contribuire fattivamente alla
gestione dei costi da parte della Regione. la creazione di un
comitato in difesa dell'istituto e le quasi 20mila firme,
raccolte per esprimere il proprio dissenso con una petizione
online, di insegnanti, studenti, amanti del tedesco, della
cultura o semplici cittadini, preoccupati di perdere un pezzo di
storia così importante"
Il Goethe Institut di Torino "è stato il primo a essere
aperto in Italia, il secondo nel mondo. Ha ospitato tra i suoi
studenti anche Primo Levi. La invitato e accolto esponenti di
fama mondiale della filosofia, dell'arte della musica, della
danza, della letteratura italiana e tedesca e della cultura.
Vedere per noi chiudere le sue porte è per noi tutti doloroso e
inconcepibile. E queste porte chiuse all'incontro e alla cultura
ci rendono oggi immensamente più poveri".
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