Guerra in Ucraina, escalation
dell'inflazione e aumento dei prezzi delle materie prime non
incidono per ora sul clima di fiducia delle imprese piemontesi
che sembrano ancora sfruttare il buon impulso della ripresa
post-Covid. E' l'indicazione, almeno in apparenza sorprendente,
che arriva dall'indagine congiunturale realizzata a giugno da
Unione Industriali Torino e Confindustria Piemonte su un
campione di quasi 1.200 imprese manifatturiere e dei servizi.
Gli indicatori non si discostano in misura significativa dai
livelli di marzo e dicembre. Le previsioni relative a
produzione, ordini e occupazione restano positive, sugli stessi
valori di marzo, scende ulteriormente il ricorso alla cassa
integrazione. Sono stabili gli investimenti; continua a
peggiorare la redditività, in coerenza con i forti aumenti dei
costi degli input energetici e delle commodity. Oltre 3 aziende
su 4 segnalano aumenti dei costi delle materie prime e
dell'energia. Tra le province registra un segno negativo
soltanto Vercelli (-2,1%), più positive le previsioni di
Alessandria, Canavese, Novara, Torino e Verbania. Alcuni
comparti dei servizi sono in piena crescita, a partire da
turismo e Ict. "Le nostre imprese dimostrano una grande e
persino sorprendente capacità di reazione e di adattamento.
Nonostante le difficoltà ha no continuato a investire", commenta
Giorgio Marsiaj, presidente dell'Unione Industriali di Torino.
"Le imprese sanno reagire e hanno assorbito i rincari
vertiginosi di energia e materie prime. I prossimi mesi saranno
difficili, servono azioni concrete", sottolinea Marco Gay,
presidente di Confindustria Piemonte.
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