Il cantiere di via Fauchè, che nei
mesi scorsi è finito nel mirino della Procura di Milano per
abuso edilizio, "consiste nella demolizione di un vecchio
fabbricato adibito a laboratorio-deposito e nella realizzazione
in suo luogo di una palazzina residenziale avente due piani
fuori terra e un piano seminterrato". Per questo, sarebbe stato
necessario il permesso a costruire.
È quanto osserva il Tar della Lombardia nella sentenza sul
ricorso presentato da alcuni proprietari degli appartamenti in
costruzione contro il Comune di Milano, specificando che il
palazzo, "sia per le sue caratteristiche strutturali che per la
funzione a cui è adibito", non può che "essere considerato alla
stregua di una nuova costruzione". Per procedere con i lavori,
quindi, la società costruttrice "avrebbe dovuto munirsi" del
permesso necessario.
I giudici del Tar, sottolineano che in merito alle altezze,
non è stato "affatto dimostrato" il rispetto della norma che
stabilisce che per l'edificazione all'interno di cortili non si
debba superare l'altezza preesistente.
Nell'inchiesta penale, che vede indagati il proprietario, il
progettista e il costruttore del palazzo, i pm Marina
Petruzzella e Paolo Filippini contestano la realizzazione
dell'edificio tramite una semplice Scia, quando invece sarebbe
servito un permesso edilizio, oltre al fatto che una nuova
costruzione sarebbe stata presentata come una ristrutturazione.
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