Ilaria Salis non è l'unica
cittadina italiana in carcere all'estero che non può votare alle
europee per la mancanza di una normativa ed è una cosa "grave",
ancor di più per l'insegnante che da 15 mesi si trova in
carcere a Budapest perché lei, non solo è candidata con Alleanza
Verdi Sinistra, ma conserva "tutti i diritti civili visto che è
in detenzione preventiva". Il padre Roberto lo ha spiegato al
mercato di via Fauché a Milano, una delle tappe del tour
elettorale che sta facendo per la figlia.
Della candidatura "Ilaria è contenta perché l'elezione
potrebbe portare all'immunità e così finalmente riuscire ad
avvicinare un processo giusto". Però ieri è arrivata una tegola
inaspettata: in carcere le hanno detto che non può votare
"perché manca una normativa italiana che lo consenta. Non ce lo
aspettavamo" ha aggiunto. Che una ipotesi di questo tipo
"nonostante Tajani dica che ci sono 2.500 persone nella
situazione di Ilaria non sia mai stata presa in considerazione
lo considero grave".
Su questo "l'ambasciatore ha detto di non sapere nulla. Le
strutture diplomatiche sono brave a organizzare party, sulle
cose un pochino più pratiche per i cittadini sono meno
preparati".
"Noi davamo per scontato che fosse possibile. Ci sarà qualcun
altro con lo stesso problema. Non si fa così: bisogna che
qualcuno si incarichi di fare in modo che tutti esercitino i
loro diritti", ha concluso.
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