E' morta Marcella Pedone, la prima
fotografa freelance italiana. Nata nel 1919 a Roma, aveva
compiuto 103 anni lo scorso 27 aprile.
Dopo la laurea in lingue a Venezia, aveva iniziato la sua
carriera in Germania come reporter e poi lavorando per case
produttrici di apparecchi fotografici e tenendo conferenze
sull'Italia nelle Università popolari tedesche dove mostrava i
suoi scatti di un'Italia sconosciuta e in via di trasformazione.
Grazie al successo di queste lezioni, fu assunta dall'agenzia
fotografica Bavaria. In Italia collabora con l'azienda di
macchine fotografiche Ferrania che le affida la promozione delle
pellicole a colori, foto e cinematografiche, che sperimenta in
prima persona realizzando documentari. In roulotte percorre
l'Italia per anni: montagne, villaggi di pescatori, minierr,
fabbriche, cantieri sono suoi soggetti attraverso cui testimonia
la trasformazione dell'Italia da agricola a industriale.
Un lavoro che proseguì in proprio anche dopo il fallimento di
Ferrania, quando si ritagliò uno nel settore dell'editoria
divulgativa e scolastica, creando una fornitissima banca di
immagini, in cui fosse possibile scegliere i migliori soggetti
per i vari prodotti editoriali con lavori per conto di Aristea,
Loescher, De Agostini.
Nel 2017, aveva donato al Museo di Scienza e Tecnologia di
Milano il suo tesoro di 170 mila scatti realizzati in oltre
cinquant'anni di attività insieme alle macchine fotografiche di
cui si era servita. Un 'tesoro' che da allora è diventato
oggetto di studio. A lei nel 2021 è stata dedicata la prima
mostra monografica dedicata al mondo reale e leggendario delle
Dolomiti.
"Marcella Pedone ha anticipato di decenni, con la sua vita
personale e professionale, principi che si sono consolidati
nella nostra società e costituiscono una fertile visione anche
per il futuro - ha sottolineato il direttore generale del Museo
Fiorenzo Galli -. Libertà, autonomia, competenza e passione sono
tutti valori che emergono nella sua ultima mostra temporanea
Dolomiti Trasfigurate, tenutasi al Museo: uno straordinario
regalo culturale".
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