La Procura Generale di Milano è
pronta a presentare ricorso contro l'assoluzione in secondo
grado di Vitaly Markiv, italo-ucraino ed ex soldato della
guardia nazionale di Kiev, che era stato condannato in primo
grado a 24 anni di reclusione per l'omicidio di Andy Rocchelli,
fotoreporter pavese di 30 anni che venne ucciso da colpi di
mortaio il 24 maggio 2014, mentre stava realizzando un reportage
nel Donbass, zona dell'Ucraina occupata dai separatisti
filorussi.
Il 3 novembre scorso, la Corte d'Assise d'appello di Milano
(presidente Giovanna Ichino) aveva ribaltato il verdetto di
condanna dei giudici di Pavia, assolvendo il 31enne per "non
aver commesso il fatto" e scarcerandolo dopo oltre 3 anni di
detenzione (il giovane è subito tornato in Ucraina).
Markiv, quando aveva 16 anni nel 2005, si era trasferito
nelle Marche e poi aveva provato nel 2012 ad arruolarsi
nell'esercito italiano, prima di tornare in patria a combattere.
E' stato processato in Italia, perché ha anche cittadinanza
italiana. Per l'accusa, sarebbe stato lui la "sentinella" che
segnalò come sospetti il fotoreporter e il suo gruppo vicino a
una fabbrica trasformata in deposito di armi dai filorussi, poco
prima della pioggia di colpi. Avrebbe contribuito, dunque,
"materialmente" ad aiutare chi sparò e in quell'attacco morì
anche l'interprete Andrej Mironov.
Un'accusa che, però, non ha retto davanti alla Corte di
secondo grado, che ha valutato come "insufficienti" le presunte
prove a suo carico, data pure la "inutilizzabilità", secondo i
giudici, di alcune testimonianze del primo grado, tra cui quelle
di generali ucraini che avrebbero dovuto essere ascoltati come
indagati e non come testi 'semplici'.
Nei prossimi giorni il sostituto pg Nunzia Ciaravolo
depositerà l'atto di impugnazione e, dunque, il procedimento
arriverà in Cassazione.
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