"Ci sono voluti otto mesi di lavoro per concretizzare per la
prima volta nel settore marittimo il recupero delle eccedenze
alimentari di una nave, sbarcarle e conferirle alle comunità
bisognose. Un lavoro di squadra con tanti attori diversi in cui
tutti insieme abbiamo costruito qualcosa che non esisteva e solo
un anno fa era difficile ipotizzare". Neil Palomba, direttore
generale di Costa Crociere, spiega il lavoro di squadra che sta
dietro, al progetto di collaborazione lanciato dalla compagnia
con il Banco alimentare onlus che rappresenta una prima
assoluta. L'idea c'era già, sono serviti otto mesi per mettere a
punto le procedure per recuperare il cibo in eccesso dai
ristoranti della nave Costa Diadema e farlo arrivare a chi è in
difficoltà, coinvolgendo l'Agenzia delle Dogane e la Sanità
marittima di Savona per costruire il "modello" da seguire per il
conferimento, complicato dalle regole del mondo marittimo. "Se
abbiamo potuto farlo è comunque merito di una buona legge
entrata in vigore lo scorso settembre, la 166/2016 o legge
Gadda, che ha reso più semplice e incentivato il recupero
alimentare per fini sociali, estendendolo a nuovi ambiti, come
quello appunto delle crociere. L'abbiamo considerata
un'opportunità. Prima della legge, infatti, la normativa
prevedeva che il cibo avanzato dalle navi dovesse essere
trattato come un rifiuto" continua Palomba. Quindi anche i pasti
mai portati in tavola dovevano essere triturati e buttati. "Su
una nave che eroga 18 mila pasti al giorno è difficile arrivare
a calibrare esattamente il consumo, quindi è chiaro che si
lavora sull'eccedenza, ma prima di farlo servivano procedure
aggiuntive perchè non era mai accaduto" spiega Stefania Lallai,
responsabile sostenibilità e relazioni esterne di Costa
Crociere.
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