I passaggi dal canale di Suez si
sono ridotti del 50% nelle prime settimane del 2024 e con la
scelta della rotta, più lunga, per il Capo di Buona Speranza, i
noli marittimi verso il Mediterraneo sono saliti del 44%. Il
report pubblicato dal centro studi di Fedespedi, la federazione
nazionale degli spedizionieri italiani, fa il punto sugli
impatti della crisi di Suez, a sei mesi dallo scoppio, sui
trasporti marittimi. Ed è un quadro che racconta come le nuove
rotte stiano avvantaggiando i porti del Mediterraneo più vicini
allo stretto di Gibilterra, come Tangeri (il terminal Eurokai
registra una crescita del 26%) e i porti spagnoli
(complessivamente in crescita del 12,1%). Cresce il transhipment
e calano i porti serviti con servizi diretti. "I porti italiani
evidenziano nel complesso una flessione del 3,2% nel primo
trimestre del 2024 su cui pesa, tuttavia, anche l'andamento poco
brillante del commercio internazionale nei primi due mesi
dell'anno: esportazioni +0,6% e importazioni -10,4%. - spiega il
presidente di Fedespedi Alessandro Pitto -. Occorre investire
sulla nostra capacità di essere competitivi sul mercato del
commercio internazionale, recuperando in questo modo eventuali
quote di traffico perse a causa delle mancate toccate delle
rotte presso i nostri porti". La situazione resta critica e
restano le preoccupazioni. In particolare per quanto riguarda
gli scali italiani lo studio evidenzia, fra quelli censiti: "in
crescita La Spezia (+8,9%), Salerno (+5,1%) e Genova (+1,1%),
mentre gli altri mostrano tutti un segno negativo, in
particolare quelli adriatici, come Trieste, i cui risultati sono
influenzati dalla riduzione delle attività di transhipment,
Venezia e Ravenna". Sul fronte dei ritardi negli arrivi delle
navi, dopo il peggioramento iniziale la situazione è migliorata
ma il tasso di puntualità di aprile è al 54,6% contro il 62,2%
di aprile 2023.
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