(di Luciano Fioramonti)
Ventritremila spettatori con nove
sold out tra i 41 concerti che per due mesi hanno animato a Roma
le serate della Casa del Jazz. L'edizione da record di
Summertime, il festival estivo di Musica per Roma divenuto
appuntamento fisso con le star e i nuovi talenti della scena
jazz e non solo italiana e internazionale, ha chiuso con la
performance dell'ottantenne batterista americano Billy Cobham
in quartetto con Rocco Zifarelli (chitarra), Gary Husband
(tastiere), Michael Mondesir (basso) e Marco Lobo (percussioni).
"Con un concerto in meno abbiamo avutolo stesso numero di
spettatori dell'anno scorso - commenta con l'ANSA Luciano Linzi,
direttore artistico della Casa del Jazz -. Quest'anno l'offerta
in città era particolarmente ricca di appuntamenti e nell'ultimo
periodo si è aggiunta l'attenzione per le Olimpiadi. Ma il
pubblico ormai considera la Casa del Jazz un punto di
riferimento sicuro e di altissima qualità". Non solo gli
appassionati ma gli stessi artisti si sono complimentati per la
qualità e la varietà del cartellone nello scenario suggestivo
del parco di Villa Osio. "Mi avevano parlato di questo posto, è
davvero meraviglioso". ha detto il pianista Brad Mehldau mentre
Abdullah Ibrahim, novantenne pianista e compositore sudafricano,
lo ha definito "un luogo unico al mondo". "Sono cose che
inorgogliscono e dànno senso al nostro lavoro meraviglioso -
osserva Linzi -. Ma è il pubblico a dare il termometro più
verosimile del gradimento e della partecipazione. Aver chiuso
con tre sold out consecutivi e molto diversi tra loro, il
chitarrista Matteo Mancuso, Danilo Rea in piano solo e Billy
Cobham, è il segno che riusciamo a intercettare un pubblico
molto eterogeneo per gusti e fasce di età". Anche gli
appuntamenti innovativi e di ricerca hanno avuto un ottimo
riscontro, dal sassofonista Walter Smith III al il batterista
Jonathan Blake che ha suonato anche in quartetto con Mehldau,
John Patitucci e Chris Potter; alla pianista giapponese Iromi
che mancava da Roma da 12 anni. Di rilievo anche l'esibizione di
Darcy James Argue, premiato dalla rivista Downbeat come migliore
arrangiatore dell' anno. "Far venire big band è particolarmente
oneroso - rimarca Linzi - sono perciò poche le occasioni di
sentirlo. Noi, in collaborazione con il festival olandese North
Sea Jazz Festival, siamo riusciti ad averlo in una delle due
sole date europee del suo tour". E ancora, l' exploit degli
artisti italiani, a partire dal doppio concetto di Paolo Fresu
in duo con Rita Marcotulli e Uri Caine.
Il luogo è dunque uno dei punti di forza di Summertime. "C'è
atmosfera particolare, la suggestione dei pini illuminati, la
concentrazione che si crea, nessun rumore a guastare il suono.
Questo rende speciale il nostro festival tra i tanti anche in
giro per l'Europa. Il pubblico sa che qui trova le migliori
condizioni di ascolto di un concerto all' aperto, cosa piuttosto
rara, e questo anche musicisti lo apprezzano tantissimo". Per
l'anno prossimo, l'edizione del ventennale, si sta già pensando
a eventi e iniziative. "Vogliamo anche ricordare - conclude
Linzi - l'origine del luogo che ospita la Casa del Jazz, un bene
confiscato alla criminalità organizzata, un simbolo davvero
importante. Lo raccontiamo sempre anche a tutti gli artisti che
ospitiamo e questo rende ancora ancora più denso il senso di
questo luogo. Ogni anno abbiamo visto passare qui musicisti
grandissimi. Ci auguriamo di portarne altri ancora mai venuti a
Roma ma per scaramanzia meglio non fare nomi".
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