La crudeltà dei campi di sterminio e
l'orrore del nazismo attraverso gli occhi di un adolescente e
della lente della sua inseparabile macchina fotografica, quella
che consegnerà al mondo alcune tra le più importanti
testimonianze della seconda quella mondiale. Lo racconta nel suo
nuovo romanzo il giornalista e scrittore ROBERTO GENOVESI ne IL
RAGAZZO CHE LIBERÒ AUSCHWITZ (Newton Compton Editori).
Il libro è stato presentato a Roma al Maxxi Museo nazionale
delle arti del XXI secolo che partecipa alle iniziative per il
Giorno della Memoria con questo appuntamento speciale a cui
hanno aderito il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, la
presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello,
l'esperto di comunicazione e nuovi media Giampaolo Rossi e il
presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma Mario
Venezia. "Siamo impegnati per fare
concretamente il museo della Shoah: entro tre o quattro anni
deve assolutamente vedere la luce. Abbiamo già degli
stanziamenti per iniziare a porre le prime pietre delle
fondamenta", ha assicurato Sangiuliano.
Protagonista della storia è Vady, un ragazzo ucraino che, in
veste di assistente di due reporter di guerra e con la sua amata
Leica al collo, varca il cancello di Auschwitz il 27 gennaio
1945, quando le truppe dell'Armata Rossa entrarono nel campo di
sterminio trovandosi di fronte a uno dei crimini di guerra più
mostruosi della storia moderna.
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