Sono arrivati a Trieste da poco,
qualcuno appena ieri, ma la percezione sulla città è chiara e
netta: "è sicura". All'indomani dell'aggressione e delle
molestie denunciate da quattro cittadini pachistani, da parte di
una quindicina di cittadini afghani, i gruppi di migranti che
quotidianamente si radunano nella centrale piazza Libertà
ammettono di non conoscere i dettagli sull'episodio di violenza.
Ma l'impressione, dicono, è che Trieste "is not dangerous", non
è pericolosa. Tra di loro c'è un giovane che non avendo trovato
altra soluzione dorme all'addiaccio da un mese: "Non ho mai
avuto paura", spiega.
Piazza Libertà è luogo di ritrovo e "socialità", anche per
intervento di Onlus come Linea d'ombra, che si occupa di
migranti in transito: "Ai margini della città succedono episodi
di violenza, dovuti a migranti che sono qui da tempo: sono
situazioni che si lasciano marcire - spiega Gian Andrea Franchi,
tra i fondatori dell'associazione - noi garantiamo un certo tipo
di ordine, non c'è paura".
Ma a fronte di queste testimonianze, il presidente del
Consorzio italiano di solidarietà-Ufficio rifugiati, Gianfranco
Schiavone, sostiene che a Trieste esiste preoccupazione tra i
migranti: "Molti si lamentano della situazione e dei
connazionali, hanno paura di questi episodi" di devianza. "Ci
sono bande che si formano. Ma la situazione non è più difficile
che altrove. Questa è una situazione generalizzata in Italia.
Molti hanno dormito su una presunta tranquillità e assenza di
disagio sociale che invece a Trieste c'è come in altre parti".
L'episodio di ieri, conclude Schiavone, è un "fatto di cronaca
nera che va trattato come tale e non inquadrato nella questione
immigrazione". A Trieste "è evidente che ci sono tra i più
giovani dei processi di imitazione che passano da italiani a
stranieri e da stranieri a italiani: su questo bisognerebbe
riflettere. Sono comportamenti antisociali frequenti, al di là
della nazionalità".
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