"Sta alla politica, non alla
politica partitica, fare in modo che le autonomie locali formino
quell''arcipelago' che tutela la particolarità di ogni
'isolotto', collegato l'uno all'altro in una 'criterialità'
distributiva non esclusiva. Questo è il compito della politica
che deve saper valorizzare le parti per il bene del tutto senza
mortificarle". E' il pensiero del teologo Ettore Malnati
sull'autonomia differenziata.
Partendo dall'art. 5 della Costituzione sulle autonomie
locali, "in virtù del quale il Presidente Mattarella ha firmato
il decreto del governo che oggi è divenuto legge", se "ogni
parte politica ha il diritto-dovere di esprimere il proprio
punto di vista", è però anche "doveroso che ci si chieda
serenamente e in modo veritiero se tale proposta di legge è in
sintonia con lo spirito dei Padri costituenti e soprattutto se è
in sintona con gli articoli stessi della Costituzione". Poiché,
ammonisce il teologo, "distinguere e riconoscere le specificità
delle varie Regioni non significa attentare all'unità, ma forse
a meglio distribuire ed utilizzare con maggior pertinenza il
patrimonio identitario e sociale di ogni Regione a beneficio di
tutti". Un obiettivo sul quale "è chiaro che lo Stato ha la
missione di vigilare e coordinare politicamente che sia
efficiente tra le Regioni il principio di sussidiarietà,
affinché tutti i cittadini siano uguali, non solo egualitari nei
confronti delle primarie necessità come la salute, lo stipendio,
l'educazione, la giustizia, la tutela del territorio e
l'identità nazionale con diritti e doveri uguali per tutti".
Ugualmente, riferendosi al "pensiero sociale cattolico
riferito all'unità d'Italia", mons. Ettore Malnati ricorda che
questo "non era contrario affatto alla valorizzazione delle
parti a vantaggio dell'unità culturale, sociale ed economica al
fine di non adagiarsi nell'uniformità".
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