"La nostra comunità di Trieste,
per la sua storia passata e recente e prossima - quella che
porterà a Trieste il presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella, e l'ex presidente della Repubblica di Slovenia,
Borut Pahor, a ricevere la laurea honoris causa in
Giurisprudenza dall'Università di Trieste - ci suggerisce che
per la pace abbiamo un compito da svolgere a servizio degli
altri popoli e delle altre terre". Lo ha sottolineato il vescovo
di Trieste, monsignor Enrico Trevisi, in occasione della
Giornata mondiale della pace.
Trevisi ha ricordato che il prossimo luglio la città ospiterà
la settimana sociale dei cattolici in Italia, "un'occasione per
interrogarci tutti su come partecipare, su quali obiettivi ci
diamo per un Paese e una Città in cui la giustizia e la pace non
siano retoriche". "Noi - ha poi aggiunto - siamo sul confine.
Abbiamo conosciuto l'asprezza delle guerre. Abbiamo la
responsabilità di dire e raccontare come abbattere le
diffidenze, le ostilità, i risentimenti. La responsabilità del
dire di come provare a costruire l'incontro tra le comunità
differenti, di come provare a costruire la pace. Per gli altri
popoli in guerra (e che hanno dei loro cittadini tra di noi:
pensiamo a quanti ucraini, ebrei, musulmani sono nostri
concittadini) abbiamo la responsabilità di chiedere una
strategia diversa dalla guerra".
Riferendosi infine al testo diffuso da Papa Francesco, Trevisi
ha ricordato che "il progresso della scienza e della tecnologia
può essere una via della pace" ma che "occorre essere
consapevoli dei rischi": "Non possiamo permettere che siano gli
algoritmi a determinare il modo di intendere i diritti umani",
ha concluso.
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