Il 18% dei medici del Friuli
Venezia Giulia pensa di lasciare il servizio pubblico, mentre il
36%, se tornasse indietro, non sceglierebbe più di iscriversi a
Medicina. Inoltre solo per il 9% l'idea di pagare meglio gli
straordinari, come previsto dalla manovra, è la ricetta idonea a
tagliare le liste d'attesa. A sondare l'umore dei medici del Fvg
è la survey condotta dalla Federazione dei medici internisti
ospedalieri, su un campione di camici bianchi.
Tra il 18% di medici che sta pensando di lasciare il servizio
pubblico, il 9% vorrebbe andare nel privato, mentre l'altro 9%
pensa di cambiare del tutto attività. Però le motivazioni di chi
si sente ancora legato al pubblico restano forti: il 36% motiva
la sua scelta con la coscienza di voler garantire a tutti il
diritto alla salute e un altro 36% percepisce ancora come un
valore la sicurezza del posto di lavoro.
L'indagine punta ad analizzare le criticità nei reperti di
medicina interna, che in media assorbono circa il 50% di tutti i
ricoveri ospedalieri. Per il 55% il problema resta la carenza di
personale medico e infermieristico. La scarsa valorizzazione del
medico di medicina interna nell'organizzazione del lavoro
ospedaliero è invece segnalata dal 27% degli internisti. La
scarsa o mancata integrazione tra ospedale e servizi
territoriali è indicata dal 18%. Quasi un plebiscito, osserva
Fadoi, per l'utilizzo degli specializzandi a copertura dei vuoti
in pianta organica, con solo il 27% che pensa possano mettere a
rischio la qualità dell'assistenza.
Infine, per ridurre le liste di attesa, per il 36% serve
assumere personale, per il 18% occorre organizzare meglio le
attività, per il 36% andrebbe invece ridotta l'inappropriatezza
prescrittiva.
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