Un team internazionale di
ricercatori, capitanato dalla Sissa di Trieste, ha individuato
l'X Factor del computer quantistico, la caratteristica
indispensabile affinché possa effettivamente essere uno
strumento di calcolo potentissimo, in grado di superare i limiti
delle tecnologie al silicio. Lo studio è stato pubblicato su
Physical Review X.
"Quello che abbiamo osservato" dice Fabio Franchini,
ricercatore Sissa "è che un sistema che non mostri la presenza
di 'fermioni di Majorana' non può essere un simulatore
quantistico universale". I fermioni di Majorana hanno
caratteristiche del tutto particolari: sono definite particelle
"bifronte" perché si comportano contemporaneamente come materia
e antimateria. Un fermione di Majorana, cioè, è anche la sua
stessa antiparticella.
"Negli ultimi anni - continua Franchini - si è ipotizzato che
questi fermioni potrebbero trovarsi in stati della materia utili
per la computazione quantistica, e il nostro studio conferma che
devono essere presenti, con una certa probabilità legata
all'entanglement, nel materiale utilizzato per la macchina".
"L'entanglement - aggiunge il ricercatore è un fenomeno
fondamentale nei computer quantistici", prevede che due
particelle siano correlate indipendentemente dalla distanza, per
cui quello che accade a una si ripercuote sullo stato
dell'altra.
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