"Se hai un reddito mensile
inferiore a 1.500 euro e non hai la casa di proprietà o altre
entrate legate alla rendita sei povero". A dirlo è il segretario
della Cgil di Bologna Michele Bulgarelli, fotografando quella
che è la nuova linea della povertà del capoluogo emiliano. È
l'estrema sintesi di un'inchiesta sociale che il sindacato ha
lanciato sette mesi fa, raccogliendo oltre seimila questionari
con Ires, Cgil Imola, Piazza Grande, Arci, Link-Studenti
indipendenti, Link-Studenti indipendenti e Rete degli
universitari-Udu.
Un lavoro multidisciplinare, che incrocia diverse dimensioni
(reddito, rendite, condizioni di salute, titoli di studio,
condizione abitativa) per arrivare a un campione stratificato e
rispondere a una domanda: qual è il ruolo del lavoro nella
costruzione delle nuove diseguaglianze? Risponde Bulgarelli:
"Bologna rischia di trovarsi, o forse è già, in una situazione
in cui le diseguaglianze si stanno stratificando e in cui il
lavoro non è più un canale per il superamento per le
diseguaglianze".
L'allarme arriva nel giorno della presentazione dei risultati
E il tema riguarda tutti gli aspetti della vita quotidiana, a
partire dall'accesso alla sanità: le fasce più basse della
popolazione sono quelle che più hanno rinunciato a una
prestazione sanitaria (56% contro il 49,2% del campione
complessivo).
Il risultato dello studio, avverte Bulgarelli, "a noi della
Cgil chiede di essere più radicati, presenti e forti nei settori
più fragili. Anche con l'obiettivo di invertire una tendenza non
positiva per noi: nei settori più fragili c'è minore
disponibilità alla mobilitazione collettiva". E poi c'è la
necessità, tanto per il sindacato quanto per le istituzioni, di
investire sulla contrattazione territoriale: "C'è bisogno di una
rinnovata stagione di contrattazione sociale che abbia
l'obiettivo di ridurre le diseguaglianze, perché se non si
affronta l'emergenza diseguaglianze Bologna diventerà una città
dove le diseguaglianze diventano muri insormontabili".
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