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Processo Amato: fratello, 'la bottiglia una sparata assurda'

Processo Amato: fratello, 'la bottiglia una sparata assurda'

'Se Anna Maria sospettava qualcosa doveva andare da carabinieri'

BOLOGNA, 09 luglio 2024, 14:58

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Alla fine del 2019 ho saputo della bottiglia che Anna Maria (sorella di Isabella Linsalata, ndr) aveva preso dopo la cena a casa di Isabella, quando si era sentita poco bene. Me lo disse mia moglie che Anna Maria aveva sotratto questa 'fantomatica' bottiglia perché convinta che potesse sostenere sostanze 'misteriose' e l'aveva portata via.
    Però avrebbe dovuto portarla ai carabinieri o a un laboratorio, invece di metterla in cantina vicino al Dom Perignon. Ritengo la vicenda della bottiglia una sparata assurda". Lo ha detto testimoniando in aula Massimo Amato, uno dei tre fratelli di Giampaolo Amato, il medico accusato dell'omicidio della moglie, Isabella Linsalata e della suocera, Giulia Tateo. Per la Procura il medico avrebbe ucciso le due donne con un mix di farmaci, anestetico e benzodiazepine. La bottiglia in questione, venne poi analizzata dal Ris nel 2022 ed emersero tracce di benzodiazepine. "Secondo me era una follia questo discorso, ritenevo la cosa una stupidaggine".
    Sollecitato dal presidente della Corte d'Assise, Pier Luigi Di Bari, sul perché non avesse parlato della vicenda della bottiglia e dei dubbi di Anna Maria con suo fratello Giampaolo, Massimo Amato ha detto: "Secondo me la cosa era così assurda nella sua narrazione che non ne valeva la pena. Cioè, io ho il dubbio che nella bottiglia ci siano sostanze e invece di prenderla con i guanti di lattice la metto in cantina e faccio passare tre anni? Se ho dei dubbi che ci sia veleno la porto dai carabinieri dopo un minuto. Con mia moglie abbiamo condiviso questo ragionamento".
   

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