RAVENNA, 10 GIU - Grandissimo entusiasmo ieri sera al Pala De Andrè per il concerto che ha celebrato i primi venti anni di attività dell'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, il complesso sinfonico creato con caparbietà nel 2004 da Riccardo Muti e da allora coltivato anno dopo anno con sempre più amore, quello che i nonni (il maestro compie 83 anni il 28 luglio, gli strumenti sono ventenni o poco più) provano verso i nipotini.
Un esempio si è avuto proprio nel concerto di ieri nel quale Riccardo Muti ha chiamato come solista Simone Nicoletta, una decina anni fa giovane strumentista dell'Orchestra Cherubini e da qualche tempo apprezzatissimo primo clarinetto dell'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, insomma uno che "ce l'ha fatta", che è riuscito a compiere quel tanto agognato passaggio al mondo dei musicisti professionisti. Espertissimo strumentista, ormai sicuro di se, l'ex "Cherubino" ha mostrato l'intera sua classe nello straordinario, per bellezza melodica e, anche, per le funamboliche difficoltà interpretative, Concerto per clarinetto e orchestra in la maggiore di Mozart: applauditissimo dal folto pubblico e dai più giovani colleghi dell'Orchestra, col maestro Muti sempre un passo indietro a lasciargli la ribalta, meritatissima.
Riccardo Muti che per questo particolare evento ha scelto di presentare (lo ha sottolineato anche con le parole, come fa sempre a fine serata) la musicalità dei compositori italiani di fine Ottocento, "spesso trascurati se non dimenticati", quelli che "alla più facile carriera da operisti, che certamente li avrebbe resi ricchi, hanno preferito la strada della musica sinfonica", appannaggio dei compositori di area austro-tedesca.
È il caso del lucchese Alfredo Catalani, del quale ha presentato l'affascinante Contemplazione, e dell'empolese Ferruccio Busoni, del quale ha proposto, nel centenario della morte, una selezione di brani da Turandot. Al termine, grande entusiasmo del publico che ha indotto il maestro a concedere come bis l'altrettanto poco conosciuto intermezzo dalla Fedora di Umberto Giordano.
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