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Ciclone Idai: appello Cefa, Mozambico in ginocchio

Ciclone Idai

Ciclone Idai: appello Cefa, Mozambico in ginocchio

La ong bolognese ha promosso raccolta fondi per area di Beira

BOLOGNA, 28 marzo 2019, 17:29

Redazione ANSA

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Il ciclone Idai in Mozambico © ANSA/EPA

Il ciclone Idai in Mozambico © ANSA/EPA
Il ciclone Idai in Mozambico © ANSA/EPA

Coltivazioni spazzate via, case distrutte, famiglie sfollate, ogni giorno nuovi casi di colera e dissenteria. Dopo essere stato travolto dal ciclone Idai, il Mozambico è in ginocchio. Due settimane fa il vento forte e la pioggia, che solo da poche ore ha iniziato a diminuire, si sono abbattuti sui territori tra altipiani e montagne provocando morti e feriti. Da Bologna è stato lanciato una campagna di solidarietà: Cefa-Il seme della solidarietà Onlus, che da oltre 45 anni in Africa aiuta le comunità più povere a raggiungere l'autosufficienza alimentare, ha promosso una raccolta fondi (www.cefaonlus.it). Dal 2017 i volontari sono impegnati a Beira, una delle città più colpite da Idai. "Le piogge hanno sommerso villaggi e campi coltivati - spiega Sara Laurenti, che cura la comunicazione di Cefa - inizieremo a distribuire kit alimentari alle famiglie, ma abbiamo bisogno di aiuto".

Olio, riso, farina di soia, fagioli: in tutto 30 chili di generi alimentari, che Cefa, in accordo con il World Food Programme, consegnerà a circa 5mila beneficiari. Generi di prima necessità che dovrebbero coprire il fabbisogno di circa 15 giorni. Molti nuclei familiari si trovano tra i territori di Ceramica, Dondo e Nhamatanda che, al momento, sono difficili raggiungere perché molte strade sono state cancellate dalla potenza del ciclone. "Non siamo ancora riusciti ad entrare in contatto con tutte le persone a cui consegneremo il kit - aggiunge Roberto Proietti, responsabile Mozambico per Cefa - vorremmo provare a raggiungere anche Njangao, un'altra zona rurale dove lavoriamo, ma è ancora isolata.

Le famiglie non hanno più acqua potabile e non si trova il cloro per disinfettare quella che c'è a disposizione". Molte comunità, in Mozambico, possono contare solo sull'agricoltura come forma di sostentamento. Le coltivazioni di mais e manioca, alla base della dieta locale, non sono state risparmiate dal ciclone. "Possiamo solo aspettare che le acque si ritirino - aggiunge Laurenti - solo dopo potremmo valutare lo stato dei campi e capire se procedere con una semina di emergenza per permettere alle famiglie di avere comunque un raccolto su cui contare, per il loro fabbisogno ed eventualmente per rivendere i prodotti. Oggi in Mozambico è come se fosse stata sommersa una volta e mezzo l'intera provincia di Bologna, un'area molto vasta. Dobbiamo pensare alle famiglie, ai bambini e anche al bestiame".

Cefa, infatti, a Beira è impegnata nel progetto 'Africa Hand Project' per sviluppare allevamenti di mucche da latte e insegnare alle comunità rurali come creare una piccola filiera lattiero-casearia e agricola. Alle mamme, i volontari mostrano come variare la dieta alimentare per nutrire meglio i loro bambini. "Siamo davvero molto, molto preoccupati per il Mozambico - conclude la responsabile della comunicazione di Cefa - ci serve tutto l'aiuto possibile, sul nostro sito internet si possono trovare tutte le informazioni. Un ciclone di questa portata è segno dei cambiamenti climatici in atto. Paesi come questo sono esposti ai rischi e, senza un aiuto, non hanno la forza per riprendersi".
   

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