Un sentiero stretto, dal quale uscire
in fretta. È quello che sta attraversando il comparto
vitivinicolo italiano, chiamato a confrontarsi con diversi
fattori di criticità che continuano a minare la competitività
delle imprese e che rischiano alla lunga di avere impatti anche
sull'indotto del settore. "Il problema numero uno si chiama
costo del denaro a cui si aggiunge l'impennata dei costi delle
materie prime che non registra ancora riduzioni consistenti"
lamenta Luca Rigotti, presidente del settore Vino di
Confcooperative in apertura della conferenza stampa organizzata
da Confcooperative Fedagripesca, a Milano in collaborazione con
la Regione Lombardia dove è stato presentato uno studio di
settore del Censis.
"Sui bilanci delle aziende - precisa Rigotti - pesano ancora
l'onda lunga dell'incremento dei costi produttivi, ai quali si
sommano gli effetti inflazionistici e soprattutto l'innalzamento
del costo del denaro che sta impattando pesantemente anche sulla
capacità di spesa delle famiglie, un fattore che si ripercuote
negativamente pure sul consumo del vino". Lo scenario di
difficoltà rappresenta per il Presidente del settore Vino di
Confcooperative "una crisi strutturale, non congiunturale, con
impatti differenti su prodotti e aree di produzione. A pesare
sono anche i cambiamenti climatici che rendono sempre più
difficile fare viticoltura". Confcooperative FedagriPesca
associa 327 tra cantine e consorzi cooperativi, 100.201 soci
viticoltori, 7.795 occupati per un fatturato aggregato di oltre
4,6 miliardi di euro.
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