Dopo il rilevamento
del caso di peste suina - il primo in Toscana - sulla carcassa
di un cinghiale, la Coldiretti esprime "grande preoccupazione" e
chiede "abbattimenti" di capi "per evitare che il contagio
arrivi nel resto della regione".
"È una situazione che ci preoccupa da tempo perché
sottopone le imprese che allevano suini a restrizioni ed a
rischi concreti di contagio dei propri capi che significa dover
abbattere tutti gli animali", spiega la Coldiretti Massa Carrara
in merito al caso trovato nel comune di Zeri, ricordando di aver
manifestato, insieme ad oltre 4.000 agricoltori nella grande
mobilitazione contro la fauna selvatica il 4 luglio scorso sotto
la sede della Regione Toscana, e poi in un presidio a Pontremoli
in occasione di un incontro con la vicepresidente Stefania
Saccardi.
"Mettemmo in evidenza come la peste suina rappresenti
un'emergenza socio-economica su cui intervenire con la massima
tempestività per contenerne la diffusione, tramite azioni
concrete di riduzione della popolazione dei cinghiali,
principali vettori della infezione e maggiore causa di ingenti
danni alle nostre produzioni agricole. - spiega Francesca
Ferrari presidente di Coldiretti Massa Carrara - I comuni della
Lunigiana delle zone infette 1 e 2 da peste suina africana
rappresentano una potenziale porta virtuale per la diffusione
della malattia anche nelle altre province della Toscana,
dobbiamo fare di tutto per tenerla chiusa. Gli interventi della
Regione vanno in questa direzione, ma occorre porre molta
attenzione a tradurli in azioni tempestive ed efficaci sul
territorio. E' fondamentale procedere agli abbattimenti dei
cinghiali, come previsto dal piano straordinario, per evitare
che il contagio si diffonda".
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