"Dal punto di vista qualitativo - spiega l'enologo Matteo Lupi - soltanto lo scorso mese si pensava di ottenere delle uve cotte dal sole per via dei 40 gradi sfiorati per più giorni consecutivi, tuttavia le viti si sono dimostrate ancora una volta delle piante che hanno all'interno del loro corredo genetico gli strumenti adeguati per resistere a delle temperature elevatissime". Nella maggioranza dei casi si notano porzioni di vigneto ingiallite, sinonimo della messa in campo di sistemi per la difesa dal caldo e stress idrico e le cui uve risultano essere particolarmente ricche di aromi. "In sostanza - aggiunge Lupi - dopo le prime curve di maturazione si osservano da nord a sud delle uve con un contenuto di acidità più basso della media, probabilmente a causa della scarsità di precipitazioni che hanno limitato l'assorbimento di sali minerali determinando la neutralizzazione di acidi portando ad aumenti di ph. Questo porta a immaginare di avere dei vini dalla buona qualità e soprattutto capaci di invecchiare molto a lungo".
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