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Coltivatori di tartufi, si apre nuova frontiera agricola

Coltivatori di tartufi, si apre nuova frontiera agricola

Nelle Marche tartuficoltura avvia rilancio aree interne e vivai

ROMA, 20 novembre 2021, 12:00

Redazione ANSA

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Coltivatori di tartufi, si apre nuova frontiera agricola - RIPRODUZIONE RISERVATA

Coltivatori di tartufi, si apre nuova frontiera agricola - RIPRODUZIONE RISERVATA
Coltivatori di tartufi, si apre nuova frontiera agricola - RIPRODUZIONE RISERVATA

 - Il tartufo è tutto naturale, ma si distingue tra spontaneo e coltivato. In un'annata scarsa come questa, la tartuficoltura sta svelando nuove opportunità di business. Secondo un tartuficoltore marchigiano, Osvaldo Ferri, il protagonista del video all'ingresso del Museo del tartufo di Acqualagna, servono almeno una decina di anni per portare a regime un'attività di coltura delle preziose trifole.

"Io ero un metalmeccanico, nel settore motori per motociclette - racconta in un incontro promosso da Food Brand Marche - ma ho scelto di lavorare all'aperto e in proprio. Ho investito nella piantumazione di filari di alberi con radici micorizzate, nella cura del terreno e nell'addestramento dei miei due cani. Ogni piantina costa mediamente una dozzina di euro, ma ci vuole un terreno idoneo, vocato. Il mio primo impianto è a 200 metri circa sul livello del mare, ma l'esperienza e i cambiamenti climatici mi suggeriscono di portare l'attività a quote più alte, e conto di avviare un nuovo impianto a 600 metri s.l.m.

Per il resto, servono buone gambe per la cerca, manualità col vanghetto per la cavatura, e complicità con i cani, veri compagni di avventura".

Nelle Marche i tartufi vengono raccolti, secondo la maturazione di ciascuna varietà, tutto l'anno. Ci sono circa 13mila cavatori iscritti all'albo e una tartufaia di oltre 4mila ettari tra quelle controllate (600 ettari) e quelle coltivate (3.500 ettari). Un feudo a forte vocazione tartufigena grazie a azioni di ricerca e fondi Psr (programma sviluppo rurale) tramite la collaborazione del Centro di tartuficoltura regionale di Sant'Angelo in Vado e le università del territorio sulla sperimentazione di tecnice selvicolturali per il milgioramento produttivo dei boschi tartufigeni, la messa a punto su larga scala della produzione di piante micorizzate, lo studio sulla vitalità del micelio dei tartufi attraverso indagini biomolecolari.

Il nuovo progetto del tartufo marchigiano, voluto dall'assessorato regionale all'Agricoltura e affidato a Food Brand Marche, si occuperà di sviluppo turistico, creazione di filiera intergrata con un portale dedicato (marcheterraditartufi.com).

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