Secondo l'Organizzazione, il rischio che corrono le imprese agrumicole italiane è altissimo, un comparto che vale quasi 1 miliardo di euro, più della metà è rappresentato soltanto dalle arance di cui siamo i tredicesimi produttori mondiali. E' quindi evidente la necessità di rispettare il principio di precauzione per poter preservare il territorio dall'ingresso di pericolose malattie, così come quello di reciprocità, per consentire ai produttori nazionali di operare nelle stesse condizioni dei competitor. Con l'approvazione della riforma del sistema fitosanitario nazionale, il livello di garanzia sulle merci importate dovrebbe essere maggiore. "La posta in ballo - rimarca il presidente della Federazione nazionale agrumicola di Confagricoltura Gerardo Diana - è altissima, soprattutto in questo delicato momento. Occorre che le autorità vigilino con attenzione, stringendo i controlli sui flussi di merci in ingresso, per verificare che tutti i requisiti vengano rispettati, a cominciare dalle arance provenienti dal Sud-Africa sempre più presenti sul mercato nazionale".
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