"I sacchetti biocompostabili utilizzati dagli esercizi commerciali sono ceduti ai consumatori sottocosto nella quasi totalità dei casi - spiega la presidente Fida e vicepresidente Confcommercio, Donatella Prampolini Manzini -. Non si capisce quindi dove sarebbe la convenienza dei consumatori".
Quindi "la stragrande maggioranza dei negozi della media e grande distribuzione ha reparti ortofrutta self service; pertanto non c'è un operatore che potrebbe farsi carico di verificare l'idoneità dei sacchetti". Poi "anche nel caso in cui i sacchetti fossero idonei, bisognerebbe contraddistinguerli con un simbolo o un'etichetta; diversamente i cassieri non saprebbero come fare a riconoscere i sacchetti portati da casa".
Ancora "nelle bilance è stato preimpostato il costo del sacchetto, per cui occorrerebbe stornare manualmente in cassa ogni sacchetto". Infine, "c'è il problema della tara, che è rinviato ad un altro ministero, ma che non è risolvibile, perché i reparti sono quasi tutti a libero servizio, pertanto è improponibile mettere un addetto per assolvere a questo compito".
I vertici Fida si dicono "disponibili ad un confronto immediato per trovare assieme una soluzione, ribadendo che daremo indicazione ai nostri iscritti di non dare seguito alla circolare".
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