L'ultimo progetto pisano riguarda le pesche ed è stato condotto in collaborazione con l'Università del Sacro Cuore di Piacenza, l'University of Natural Resources and Life Sciences di Vienna e il Leibniz Institute of Vegetable and Ornamental Crops tedesco. "Abbiamo impiegato - spiega Ranieri - la componente B della radiazione ultravioletta sui frutti già raccolti riprogrammando così la loro capacità di produrre molecole nutraceutiche". Il procedimento prevede che la frutta sia posta in celle climatiche dove è esposta ai raggi Uv-B per poi controllarne i cambiamenti. I ricercatori hanno dimostrato che i raggi ultravioletti, attraverso complessi meccanismi intracellulari, attivano specifici geni coinvolti nella sintesi di diverse classi di composti fenolici. Nel caso delle pesche i ricercatori pisani dopo 36 ore dall'esposizione ai raggi ultravioletti hanno notato un notevole accumulo di capacità antiossidanti. Lo studio, conclude l'ateneo pisano, rivela "un approccio ecocompatibile e la possibilità di ottenere i 'superfrutti' non solo in laboratorio, ma anche in serra su larga scala".
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