Un mercato 'smisurato', quello
americano, per il cibo e il bere made in Italy. Un mercato che
vale "complessivamente 1.500 miliardi di dollari, dieci volte
quello europeo, che non arriva a 150 miliardi". È quanto emerso
a Cibus, in occasione del convegno 'Usa4 Cibus: le opportunità
per le aziende italiane di investire negli Stati Uniti
nell'epoca dell'Inflation Reduction Act'.
Il dibattito promosso in collaborazione con la camera di
Commercio americana in Italia ha evidenziato come quello a
stelle e strisce sia un mercato enorme e ricco di potenzialità,
anche se complesso e difficile da aggredire in cui le occasioni
per fare affari sono legate all''Inflaction Reduction Act'
varato dall'Amministrazione Biden che mette a disposizione delle
imprese, anche straniere, crediti fiscali per localizzare
progetti legati all'energia pulita che interessa anche il mondo
agroalimentare, un settore che rappresenta il 10% emissioni
serre degli Stati Uniti. Inoltre, una spinta potrebbe arrivare
dal programma 'Selected Usa', disponibile da giugno per
agevolare gli investimenti che creano posti di lavoro di
qualsiasi tipo e dimensione, per tutte quelle aziende che
vogliono investire o espandere i loro investimenti.
"Per continuare a crescere - ha osservato Antonio Cellie,
amministratore delegato di Fiere di Parma, teatro di Cibus -
dobbiamo trovare modelli di internazionalizzazione più
rilevanti. Negli Stati Uniti le opportunità sono offerte non
solo dai grandi player della grande distribuzione, ma anche a
livello locale c'è un interessantissimo 14% di operatori, che da
soli valgono più del mercato italiano. Inoltre alcuni trend, che
in Europa si sono fermati, oltreoceano continuano a crescere,
come l'organic, trainato dalla Generazione Z e - conclude - dai
millennial che chiedono di consumare meno e sempre meglio".
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