"La sostenibilità ha un costo e per
ripagarla occorre pensare ad un Ocm anche per il settore latte".
Lo ha detto Simona Caselli, presidente della cooperativa
Granlatte (che controlla Granarolo), intervenendo al seminario
'Cooperazione e Ocm latte per il futuro del settore
lattiero-caseario', organizzato a Bruxelles dalla Dg Agri Ue,
per portare il caso Granarolo come sistema alimentare
sostenibile.
Caselli, si legge in una nota di Legacoop Agroalimentare, ha
sottolineato "la necessità dell'aggregazione, sia per una
corretta divisione del valore nella filiera sia per implementare
le innovazioni necessarie per la sostenibilità", oltre alla
necessità di "una Ocm latte". Infatti, ha aggiunto, "sono
importanti le certificazioni, come il biologico, il lattefieno e
quelle sulla sostenibilità" in quanto "Granarolo diversifica il
pagamento del prezzo dl latte in base alla qualità, all'essere
biologico o lattefieno". Al seminario è anche intervenuto
Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare. "Le
cooperative del settore agroalimentare - ha osservato - non
hanno avuto bisogno di aspettare il green new deal per
interventi concreti per migliorare le proprie produzioni dal
punto di vista della sostenibilità. Lo hanno fatto sempre,
seguendo la stella polare del reddito del produttore". Perché,
spiega Maretti, "la vera sfida che deve unire agroalimentare e
ambiente è quello di avere imprese agricole attive partecipanti
alla transizione ecologica e non un ambiente migliore perché le
imprese chiudono. Le cooperative in questo aggiungono la
necessità di garantire questi elementi in futuro perché sono un
"testimone" che le diverse generazioni di agricoltori si passano
tra loro".
Granlatte Granarolo è una realtà che nel 2023 ha lavorato
circa 9 milioni di litri di latte, erano meno di 5 milioni nel
2013, con una previsione di arrivare a 11 milioni nel 2027.
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