Le piante possono crescere sulla Luna nonostante l'intensa luce solare, le radiazioni e la ridotta gravità: a dare questa buona notizia in vista delle future basi umane sono i risultati del primo 'orto lunare' realizzato dalla missione cinese Chang'e-4 nel 2019, pubblicati a più di quattro anni di distanza sulla rivista Acta Astronautica dal team guidato da GengXin Xie della Chongqing University.
L'esperimento Bep (Biological Experiment Payload), progettato da 28 università cinesi, ha segnato un momento importante per l'esplorazione spaziale, perché è stato il primo a far germogliare la vita su un corpo celeste diverso dalla Terra. Si trattava di una piantina di cotone, nata da uno dei semi portati sul lato nascosto del nostro satellite dalla missione cinese Chang'e-4 nel gennaio 2019. I semi di cotone erano custoditi in una mini serra di quasi 3 chili insieme a semi di patata, colza, Arabidopsis (una pianta da fiore), lieviti e uova di moscerino della frutta. L'obiettivo era infatti quello di ricreare una piccola biosfera, una sorta di ecosistema artificiale e autonomo con cui testare la possibilità di coltivare sulla Luna. La luce solare avrebbe permesso alle piante di fare fotosintesi per produrre ossigeno e nutrienti, mentre i lieviti avrebbero decomposto i rifiuti di piante e moscerini producendo ulteriori nutrienti per l'ecosistema.
L'esperimento, partito bene con i primi germogli di cotone, si era poi interrotto bruscamente dopo nove giorni invece che i 100 attesi per colpa dell'arrivo della notte lunare: il gelo ha infatti ucciso le piantine di cotone, oltre a impedire la germinazione delle patate e la schiusa delle uova di moscerino.
Alla luce di questi risultati, i ricercatori cinesi ritengono che sia possibile costruire un ecosistema rigenerativo sulla Luna per stabilire basi umane, anche se c'è ancora molto da fare per sviluppare sistemi in grado di resistere alle fredde notti lunari e per testare la salubrità dei prodotti coltivati.
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