Nanofili d’oro mille volte più sottili di un capello e incapsulati nel silicone per renderli superflessibili: grazie a questa tecnologia, sarà possibile collegare i nervi a dispositivi elettronici per alleviare i sintomi di malattie come epilessia, malattia di Parkinson, paralisi e dolore cronico. L’innovativa tecnica, pubblicata sulla rivista Small, è stata messa a punto da ricercatori guidati dalla svedese Linköping University, che ne hanno dimostrato il funzionamento nei ratti: finora era stato impossibile ottenere nanofili d’oro sufficientemente lunghi e sottili da essere utilizzati per questo tipo di nanocircuiti.
Per aggirare l’ostacolo, i ricercatori coordinati da Klas Tybrandt sono partiti da nanofili d’argento, più facili da realizzare ma che presentano numerose controindicazioni: come le posate d’argento si ossidano col passare del tempo, così questi nanofili si degradano liberando atomi che possono diventare tossici. “Poiché è possibile realizzare nanofili d’argento, ne abbiamo approfittato per usarli come una sorta di impalcatura di base sulla quale applichiamo l’oro”, dice Tybrandt. “Il passo successivo sta poi nel rimuovere l’argento: in questo modo, otteniamo un materiale formato per oltre il 99% da oro”.
Gli autori dello studio hanno dimostrato che i nanocircuiti così ottenuti sono in grado di stimolare i nervi dei ratti e ricevere i segnali da loro emessi. Inoltre, testando la loro durata, hanno anche scoperto che questi preziosi dispositivi possono rimanere inalterati nell’organismo per almeno 3 anni, una performance notevolmente migliore di quella della maggior parte dei nanomateriali sviluppati finora.
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