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Le cellule tumorali giocano sulla casualità

Le cellule tumorali giocano sulla casualità

La scoperta può aiutare a mettere a punto terapie più efficaci

06 marzo 2023, 07:03

Redazione ANSA

ANSACheck

Cellule di neuroblastoma (fonte: Max Nobis / Garvan) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Cellule di neuroblastoma (fonte: Max Nobis / Garvan) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Cellule di neuroblastoma (fonte: Max Nobis / Garvan) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Uno dei meccanismi di difesa delle cellule tumorali e' innescato dalla casualita' : la loro risposta alla chemioterapia e' in alcuni casi guidata dal caso e riuscire a bloccare questo comportamento potrebbe aiutare a sviluppare terapie piu' efficaci. Lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista  Science Advances e condotta dall''Istituto australiano di Ricerca medica Garvan, con il gruppo di David Croucher.

Lo studio ha analizzato in particolare la risposta delle cellule tumorali di glioblastoma in cui e' noto che circa il 15% dei pazienti non risponde ai trattamenti e in cui generalmente si osserva che la risposta ai trattamenti e' 'netta', ossia o funziona o non funziona. Analizzando le risposte di queste cellule tumorali ai trattamenti i ricercatori hanno osservato un 'rumore' intrinseco casuale nei meccanismi che portano poi all'attivazione della risposta ai chemioterapici.

"I nostri risultati suggeriscono che la genetica non tiene conto di tutto - ha detto Latham - in quanto la risposta ai farmaci puo' essere determinata anche da anche altri meccanismi che dobbiamo imparare a prendere meglio in considerazione". I dati indicano infatti che una volta che le cellule di neuroblastoma entrano in uno stato di resistenza al farmaco non e' piu' possibile aggirarne le difese.

Secondo gli autori della ricerca si dovrebbe trovare un modo per inserirsi e bloccare i meccanismi di difesa che agiscono in modo casuale prima ancora che la cellula tumorale li inneschi. Una strategia che dovrebbe essere perseguita gia' nelle prime fasi dei trattamenti, contemporaneamente alla somministrazione della chemioterapia, farlo dopo che le cellule abbiano attivato le difese sarebbe inutile. Ma farlo, sottolineano gli stessi ricercatori, dovrebbe comportare uno stravolgimento dei protocolli attuali, secondo i quali i nuovi trattamenti possono essere sperimentati solo quando si sono esaurite le opzioni gia' note.

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