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Multe e carcere a chi istiga ai disturbi alimentari

Multe e carcere a chi istiga ai disturbi alimentari

Parte l'esame del ddl al Senato mentre si cercano i fondi per i centri

ROMA, 19 gennaio 2024, 11:37

Redazione ANSA

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Un ddl al Senato sui disturbi alimentari - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un ddl al Senato sui disturbi alimentari -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Un ddl al Senato sui disturbi alimentari - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Giro di vite rispetto a chi istiga i giovani a comportamenti che possono indurre a gravi disturbi alimentari, come anoressia e bulimia. In commissione Sanità al Senato inizierà oggi l'esame di un disegno di legge di maggioranza che introduce pene severe, dalle multe fino al carcere. L'obiettivo è un contrasto deciso al fenomeno, che colpisce circa 3 milioni di persone solo in Italia. Al contempo, dopo il criticato taglio nell'ultima legge di Bilancio e mentre cresce la protesta del mondo delle associazioni, il ministero della Salute sta ora lavorando al reperimento dei fondi per il rifinanziamento del Fondo nazionale per il contrasto ai disturbi dell'alimentazione.

Il ddl, comunicato alla presidenza lo scorso marzo, parte da una premessa allarmante legata ai numeri: si calcola che attualmente in Italia siano appunto 3.000.000 i soggetti affetti da questi disturbi, circa il 5% della popolazione, di cui il 96,4% donne. E ogni anno i disturbi alimentari provocano la morte di 4.000 giovani, collocandosi come seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali, e dopo la pandemia si è registrato un aumento del 40% dei casi. Per arginare questa emergenza, il ddl punta alla prevenzione ma anche a colpire chi istiga i giovani. Varie le novità: riconosce tali disturbi come malattie sociali e l'articolo 2 prevede che "chiunque, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, determina o rafforza l'altrui proposito di ricorrere a condotte alimentari idonee a provocare o a rafforzare i disturbi del comportamento alimentare, e ne agevola l'esecuzione, è punito con la reclusione fino a due anni e la sanzione amministrativa da euro 20.000 a euro 60.000".

Inoltre, se il reato è commesso nei confronti di una persona indifesa minorata o di ragazzi under 14, "si applica la pena della reclusione fino a quattro anni e la sanzione amministrativa da euro 40.000 a 150.000 euro". Previsti anche l'istituzione di una Giornata nazionale, il 15 marzo, ed un piano di interventi da parte del Ssn. Pugno duro anche rispetto al controllo dei sociali: il ministro dell'Interno stabilirà i criteri e le modalità per impedire l'accesso ai siti che diffondono tra i minori messaggi suscettibili di istigazione a condotte alimentari inidonee, reindirizzando in forma anonima l'utente automaticamente al portale digitale www.disturbialimentarionline.it. 

In attesa di una legge ad hoc, cresce intanto la protesta contro i tagli ai centri di cura. Per l'assessore alla Sanità dell'Emilia-Romagna, Raffaele Donini, tutto ciò è molto grave: "In queste ore - ha sottolineato - si coglie una disponibilità a ripristinare il Fondo nazionale per il contrasto dei disturbi alimentari e vogliamo che venga ripristinato per almeno 25 milioni di euro e non la metà come si ipotizza, per sostenere le politiche delle regioni per il contrasto a tali disturbi". Dal canto suo, il portavoce di FI Raffaele Nevi ha assicurato che il ministro Orazio Schillaci "è molto sensibile e attento a questo grave problema e siamo certi che individuerà una soluzione percorribile per trovare le risorse necessarie".  E Italia Viva annuncia che presenterà un emendamento al decreto Milleproroghe per ripristinare la dotazione del Fondo "da 25 milioni di euro, somma di per sé già non sufficiente". Si allarga anche l'adesione alla mobilitazione annunciata per venerdì contro il taglio al Fondo nazionale: le manifestazioni si svolgeranno in 28 città per chiedere al Governo una retromarcia. "Finché non vedremo approvato l'emendamento al Milleproroghe con il rifinanziamento al fondo - spiega Camilla Piredda dell'Unione degli Universitari - non saremo soddisfatti". "Credo che il governo abbia capito che è una questione importante, anche a livello di immagine. Al di là dei finanziamenti speriamo che sia però anche l'occasione per discutere più a fondo il problema e trovare una soluzione strutturale", conclude Giovanni Abbate Daga, direttore del Centro disturbi alimentari della Città della Salute di Torino.


   

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