Una nuova metodica per riconoscere
la variante inglese in maniera diretta e immediata e che,
applicata a uno studio di test effettuati nei mesi scorsi, ha
consentito di individuare la variante inglese in campioni
positivi che risalgono al periodo compreso tra dicembre 2020 e
gennaio 2021. La metodica è stata messa a punto dal team di
ricercatori, specializzandi e specialisti del laboratorio di
Microbiologia e virologia dell'Aou di Sassari.
Si basa sulle caratteristiche molecolari della sequenza
"variante" e sulla possibilità di riconoscerle immediatamente
dopo il rilevamento della positività del tampone con la metodica
RT-PCR, eseguita con i reagenti normalmente utilizzati dal
laboratorio.
Gli esperti, guidati da Salvatore Rubino direttore della
Microbiologia e virologia e da Sergio Uzzau direttore della
Scuola di specializzazione, si concentrano sulle anomalie dei
segnali ottenuti dai campioni positivi. Anomalie che sono subito
riconducibili alla variante inglese (B.1.1.7) del Sars-CoV-2 e
che vengono poi confermate dai microbiologi con il
sequenziamento del genoma virale.
Il metodo sviluppato ha permesso ai microbiologi una
comunicazione del caso "variante" ancora più tempestiva e la
possibilità di studiare in modo più preciso la circolazione
delle varianti, utilizzando le informazioni acquisibili dalla
sequenza dell'intero genoma.
"A partire da questa osservazione - riprende il docente
sassarese - è stato possibile osservare in modo retrospettivo
tutti i record digitali corrispondenti alle decine di migliaia
di test svolti nelle settimane precedenti. In questo modo sono
state identificate le caratteristiche della variante inglese
anche in campioni positivi che risalgono a gennaio 2021 e
dicembre 2020". Quelli accertati nel 2020, isolati tra il 18 e
il 24 dicembre, sono 5 e provengono da diverse località del
Nord-Est della Sardegna. I risultati saranno pubblicati a breve,
nel prossimo numero della rivista Journal of infection in
developing countries.
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