Le autorità spagnole indagano su
numerosi casi di possibile frode commessi da soggetti attivi
nell'ambito del commercio di carburanti, un fenomeno che impatta
sul fisco con un buco da 1,9 miliardi di euro annui: è quanto
svelato dalla radio Cadena Ser, che ha definito queste attività
illecite come frutto di una vera e propria "mafia del diesel".
Sulla questione sono attivi sia l'Ufficio anti-frode
dell'Agenzia Tributaria sia il garante della concorrenza.
Il proliferare di affari illeciti attorno al commercio di
carburanti, in particolare diesel, sarebbe iniziato nel 2022,
per poi aumentare progressivamente sia nel 2023 sia quest'anno,
secondo le indagini sinora svolte. Il core di questo business
consiste nell'immettere sul mercato spagnolo prodotti con costi
inferiori a quelli ufficiali, venduti poi a decine di
distributori attraverso "operatori fantasmi", ovvero società che
spariscono di scena pochi mesi dopo aver iniziato le proprie
attività, in modo da poter truffare il fisco al momento del
pagamento di Iva e altre imposte. Inizialmente, i carburanti
provenivano principalmente mercati sotto sanzioni, come quelli
di Siria, Iran e Russia, ma venivano fatti passare come
importazioni da altri Paesi, ad esempio Turchia e Marocco. Ma le
truffe hanno iniziato poi a riguardare anche altri aspetti, come
i componenti "bio" che, per legge, devono essere contenuti nelle
miscele ma spesso non sono presenti nel carburante introdotto
illegalmente.
Il risultato, conclude la Ser, è che ci possono essere
distributori di benzina con prezzi del diesel anche di 40-60
centesimi al litro inferiori a quelli dettati dal mercato
regolare. In certi casi i gestori sembrano ignari di aver
acquistato prodotti non legali, mentre in altri no: le autorità
sono al lavoro per cercare di individuare chi sta commettendo
irregolarità, preoccupate anche dai seri problemi di concorrenza
sleale denunciati da diversi benzinai, alcuni dei quali
costretti a chiudere per tale motivo.
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