La produzione metalmeccanica continua
a scendere e zavorra l'industria. La performance del settore è
negativa anche nel secondo trimestre dell'anno, con il segno
meno che si espande nell'export e con le attese delle imprese
che peggiorano. L'indagine trimestrale di Federmeccanica traccia
un quadro a tinte fosche. Va a picco il comparto dell'auto, con
un calo che arriva a due cifre. Nel periodo aprile-giugno
l'attività del settore metalmeccanico/meccatronico scende ancora
segnando un ulteriore -1,5% rispetto al trimestre precedente,
dopo il -2,1% registrato nei primi tre mesi dell'anno,
"incidendo pesantemente sulle performance del resto
dell'industria". Nel confronto annuo, la contrazione è del 3,4%,
che fa seguito al -3,9% nei primi tre mesi. Una dinamica
peggiore del complesso dell'industria (rispettivamente -0,8%
congiunturale e -1,7% annuo). Il calo della produzione
metalmeccanica riguarda più o meno i diversi comparti ma per gli
autoveicoli e i rimorchi raggiunge -10,4% rispetto ai tre mesi
di inizio anno e tocca -16,2% considerando l'intero semestre
rispetto a gennaio-giugno 2023. Nel complesso continuano a
pesare gli effetti delle politiche monetarie considerate ancora
restrittive, l'incertezza alimentata dai conflitti in corso, la
generale fiacchezza del ciclo manifatturiero così come le
difficoltà del trasporto marittimo a partire dal mar Rosso. Non
va meglio nell'Unione europea dove la produzione metalmeccanica
risulta in forte sofferenza nei principali paesi competitor,
come Germania (-1,3% nel secondo trimestre sul precedente),
Francia (-1,2%) e Spagna (-0,7%). E a pagare è l'export.
Nell'arco dei primi sei mesi dell'anno le esportazioni
metalmeccaniche italiane segnano -3,2% annuo e -4,3%
congiunturale. Intanto l'Istat fotografa in generale il
commercio con l'estero di luglio, stimando un lieve calo
congiunturale per l'export (-0,5%) e una crescita su base annua
del 6,8% in valore e del 4,3% in volume. Mentre, sempre per
luglio, le prime stime del saldo dell'area euro, indicate
dall'Eurostat, mostrano un surplus di 21,2 miliardi nel
commercio di beni con il resto del mondo, rispetto ai 6,7
miliardi di luglio 2023. Tornando al settore metalmeccanico,
le aspettative nel breve periodo non sono rosee. Sempre secondo
l'indagine di Federmeccanica, il 32% delle imprese (in forte
aumento rispetto al precedente 21%) prospetta una contrazione
nei livelli di produzione. Aumenta anche la quota di imprese che
prevedono una riduzione dei livelli occupazionali nei prossimi
sei mesi (14% in salita dal precedente 11%), mentre nel periodo
gennaio-luglio 2024 le ore autorizzate di cassa integrazione
sono aumentate del 38,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno
scorso con un incremento della cig ordinaria del 70,1% e del
3,5% per quella straordinaria. "Siamo in difficoltà, su
tutta la linea dalla produzione industriale all'export",
commenta il vicepresidente di Federmeccanica, Diego Andreis, "ci
troviamo in mezzo ad un guado e serve un lavoro di concerto,
Europa tutta assieme, per uscirne senza lasciare indietro
nessuno". E per evitare un effetto a cascata. "Se il nostro
settore non va bene, tutti ne risentono", rimarca il direttore
generale Stefano Franchi, sostenendo che la metalmeccanica
rappresenta "un vero e proprio interesse nazionale, e come tale
va tutelato e sostenuto". Ed è con questa situazione che fa
i conti anche il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. In
particolare per la parte economica. "Ci confronteremo con il
sindacato, con spirito positivo, costruttivo e propositivo. Ma
bisogna rimanere ancorati alla realtà, che è quella fotografata
anche oggi", afferma Franchi.
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