Una crescita clamorosa del peso
dei produttori cinesi a discapito dei produttori occidentali,
con una tendenza che si associa ai radicali cambiamenti
tecnologici in atto, imposti anche dalle normative europee, che
hanno permesso alla Cina di contendere la leadership tecnologica
nella produzione di veicoli elettrici. E' quanto emerso da uno
degli studi presentati oggi al Cuoa Business School di Altavilla
Vicentina (Vicenza) dal titolo "La filiera italiana
dell'automotive tra transizione e competitività".
Durante l'incontro, promosso da Federmeccanica e Anfia, con
il patrocinio di Confindustria Veneto, sono stati presentati due
studi che hanno inquadrato rischi e opportunità del futuro del
settore automotive in Italia in correlazione a quanto sta
accadendo in particolare tra Europa e Cina, con il Green Deal e
l'introduzione dei dazi aggiuntivi all'importazione delle auto
elettriche dal Paese asiatico. Il primo, "Piano per la
competitività del settore automotive italiano" è stato curato da
Anfia e AlixPartners mentre il secondo, "L'automotive verso la
sostenibilità ambientale", è stato presentato da Corrado La
Forgia, vicepresidente Federmeccanica e il professor Luca
Beltrametti, dell'Università di Genova. In quest'ultimo studio
viene sottolineata la crescita del mercato orientale. "Questo è
avvenuto - hanno precisato La Forgia e Beltrametti - anche
grazie alle intelligenti politiche di sostegno alla domanda di
auto elettriche fatte dal governo cinese che hanno favorito una
continua innovazione tecnologica innalzando il livello di
performance dei veicoli e riducendone al contempo i costi di
produzione. Ciò, associato alla disponibilità di materie prime,
di enormi economie di scala e di competenze professionali, ha
permesso un 'sorpasso' rispetto ai leader tradizionali
occidentali".
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