Pesa sul marchio Toyota lo scandalo
della falsificazione dei dati che ha riguardato la controllata
Daihatsu, con vendite sul mercato interno che sono diminuite per
il secondo mese consecutivo, registrando una battuta d'arresto
anche su larga scala.
In febbraio, le vendite di auto Toyota in Giappone hanno
registrato una flessione del 33,3% rispetto all'anno precedente,
attestandosi a quasi 104mila unità, mentre la produzione
nazionale è crollata del 12,9%, risentendo della sospensione
temporanea delle fabbriche causata delle forti nevicate
stagionali.
A livello globale le vendite sono scese del 6,9% a 719.630
unità rispetto al periodo di riferimento di un anno fa,
segnalando il primo calo da inizio 2023. Ridimensionata anche la
produzione, per la prima volta in 14 mesi, scendendo del 2,6% a
737.180 unità. Sebbene la prima casa automobilistica a livello
mondiale abbia raggiunto il record di produzione globale di 9,16
milioni di veicoli per l'anno fiscale 2023 con un mese di
anticipo (l'esercizio fiscale in Giappone termina al 31 marzo),
secondo gli analisti è improbabile che raggiunga rispettivamente
l'obiettivo rivisto al rialzo dell'output di 10,1 milioni di
unità, e quello di 10,4 milioni di vendite, a fronte dello
scandalo sulle manomissioni dei test di sicurezza comunicato a
inizio anno da Daihatsu. Tra fine gennaio e inizio marzo la
consociata Toyota Industries è stata costretta a fermare fino a
sei linee di produzione in quattro stabilimenti. Daihatsu ha
invece sospeso l'output in tutti i suoi stabilimenti nazionali a
gennaio dopo aver ammesso il mese prima di aver falsificato i
dati per la maggior parte dei suoi modelli, incidendo in modo
significativo sulle vendite complessive della casa madre. In
Cina le vendite sono diminuite del 35,7% nel periodo che è
coinciso con le vacanze del Capodanno cinese a febbraio, mentre
sono rimaste competitive sia nel Nord America che in Europa.
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