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In Francia la prima sindaca trans, 'io simbolo di normalità'

In Francia la prima sindaca trans, 'io simbolo di normalità'

Marie Cau era un uomo. E racconta, 'nata nel corpo sbagliato'

PARIGI, 09 giugno 2020, 19:27

di Tullio Giannotti

ANSACheck

Photo da Federation Lgbt - RIPRODUZIONE RISERVATA

Photo da Federation Lgbt - RIPRODUZIONE RISERVATA
Photo da Federation Lgbt - RIPRODUZIONE RISERVATA

Vuole essere un "simbolo di normalità" Marie Cau, 55 anni, appena eletta sindaca di Tilloy-lez-Marchiennes, nel nord. Ma se diventare prima cittadina è stato facile, molto più complicato sarà frenare la curiosità dei media di tutto il mondo per Marie, che fino a qualche anno fa era un uomo e che ora è il primo sindaco trans di Francia.
    Tilloy è un villaggio di 530 abitanti immerso nel cuore di un parco naturale a una quarantina di chilometri da Lille, nel nord della Francia. Marie Cau, che è nata nella regione, a Roubaix, e non vuole divulgare il suo vecchio nome maschile, pensa al suo progetto politico per "risvegliare" il paese, che le sembrava un po' addormentato. Lo vuole fare come da programma vincente della sua lista, "Decider ensemble" (decidere insieme): sviluppare l'economia locale, riconciliare agricoltura ed ambiente e occuparsi delle persone che vivono sole. Per il resto, Marie Cau, di professione consulente in informatica e specializzata nel "servizio management" definisce la sua elezione "un non avvenimento" e si stupisce ad ogni richiesta di intervista.
    Tilloy era stata guidata per 20 anni dallo stesso sindaco. La lista della neosindaca, esordiente in politica, mai militato in nessun partito, ha ottenuto facilmente la maggioranza assoluta e non c'è stato bisogno del ballottaggio per andare a dirigere il Comune. L'idea di presentarsi le è venuta chiacchierando con la gente del paese, dove vive da una ventina d'anni. Adesso parla di sé soltanto perché le centinaia di messaggi ricevuti l'hanno convinta che è diventata "un simbolo". Lei accetta di esserlo, ma vuole rappresentare una "normalità possibile": "non sono mai stata una militante, ma se ho la possibilità di far passare un messaggio, ho il dovere di farlo", spiega a Le Monde. La sua vicenda la riassume così: "fin da bambini, ci si rende conto di essere diversi ma non si capisce perché. I maschi ci respingono, i loro giochi non ci interessano, le femmine non ci vogliono. Piano piano arriva una presa di coscienza". La sua decisione ha cominciato a maturare a 40 anni, quando aveva già da tempo una moglie, che non ha sopportato di vivere quella situazione, e 3 figli, che oggi hanno 25, 24 e 22 anni. Divorzio doloroso, con la ex moglie che non voleva fargli vedere i figli, poi piano piano la nuova vita, la nuova identità. Facilitata dal trasferimento in campagna: "qui la gente ha i piedi per terra", più che in città - spiega - non c'è malevolenza. La paura viene dall'ignoto. A partire da quando ti conoscono, la paura non c'è più". 

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