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Coronavirus e fase 2, il mood nel limbo del forse

Coronavirus e fase 2, il mood nel limbo del forse

Si riparte ma non siamo sereni, pesano le preoccupazioni per il futuro

18 maggio 2020, 20:58

di Alessandra Magliaro

ANSACheck

una persona in ansia foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

una persona in ansia foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA
una persona in ansia foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sono tempi quanto mai incerti, da una parte vorremmo tornare alla vita di prima, alla routine abituale di lavoro, al riposo nel fine settimana​ con le prime gite fuori città, vorremmo pensare alle vacanze imminenti, dall'altra viviamo in un limbo pieno di forse: forse si riparte, forse si torna a cenar fuori con gli amici, forse si va in vacanza, un limbo altrettanto pieno di preoccupazioni per la recessione economica, per la crisi che coinvolge tutti nonostante gli sforzi del governo e ci chiediamo come andremo avanti, come sarà il futuro, il nostro e dei figli distanti dalle aule scolastiche e dalle relazioni. Nessuno ha la ricetta : quello che è accaduto è così inedito da non avere precedenti ma questo contribuisce ancora di più al nostro stato d'animo. Vogliamo davvero tornare alla normalità ora che abbiamo scoperto un altro modo di vivere il nostro tempo? Parliamo in generale, non delle persone che stanno vivendo questo periodo nel disagio più grave sia chiaro. A chi manca ad esempio l'inquinamento delle nostre città? E' bello al contrario vedere tante persone che hanno scelto la bicicletta e altri mezzi ecologici per spostarsi. Ci sarebbe da approfittare per migliorare il nostro stile di vita, imparare ad andar piano, a godere di più della bellezza, ad essere meno distratti e più consapevoli del nostro passaggio. Ma invece c'è fretta: di riaprire gli uffici, i negozi, le fabbriche per rimettere in circolazione l'economia. E se poi si richiude tutto perchè i contagi risalgono? E' questa incertezza a non farci mentalmente pensare al dopodomani, a darci la sensazione che programmare, come siamo in maniera automatica abituati a fare, la nostra vita sia fuori luogo. In questo periodo si pensava alle vacanze, i ragazzi immaginavano l'estate da godere da qualche parte ma ora, con la lezione avuta da due mesi a questa parte che senso ha pensarci? L'effetto psicologico del lockdown anche a fronte della reazione straordinaria di sopravvivenza che tutti abbiamo avuto comincia ora a farsi sentire in maniera più pesante, si insinua subdolamente nei nostri retropensieri, frena gli slanci. La serenità, che è uno dei valori massimi dell'esistenza e anche tra i più sottovalutati, è proprio ciò che ci manca di più nel limbo di questo tempo incerto. Si è fatta rubare il posto dall'ansia e molto spesso dalla sua sorella insonnia. La mancanza di esposizione alla luce naturale visto che usciamo di meno, una mancanza di attività fisica per quanto ci sforziamo di esercitarci, lo stato di stress, la paura generale che il mondo stia finendo e che un futuro terribile ci attende sono le ragioni per cui dormiamo sempre meno e subiamo l'ansia. Difficile invertire la rotta se quello che immaginiamo che capiti di qui a qualche mese sia peggiore, con meno lavoro, meno soldi, meno socialità. La nostra resilienza, sfoggiata con grinta, con rabbia, con forza in queste lunghe settimane, ci sosterrà ancora? A volte abbiamo la sensazione di essere alla fine di un modo di essere che è andato avanti da solo, per forza di inerzia ma che ora l'energia sia in esaurimento. È del tutto normale sentirsi turbati in questo momento e non esiste un modo "giusto" per reagire anche se in tanti si sforzano di dare consigli. Dopo l'emergenza c'è la ricostruzione ed è questo pensiero a farci sentire meglio sta a noi trovare il come migliore tra non immaginare il futuro e tornare a devastare il pianeta e chi lo abita c'è sicuramente altro, cominciamo a cercarlo

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