(di Luciano Fioramonti)
Un tuffo nel bel mondo degli anni
Settanta che gli avrebbe cambiato la vita, nella stagione
irripetibile che animava le notti della dolce vita romana tra le
star dei filmoni italiani e stranieri, della cultura e dello
spettacolo. Raffaele Curi, oggi direttore artistico di Alda
Fendi Esperimenti, era arrivato nella capitale da un paesino
delle Marche con il sogno di diventare attore e riuscì a
inserirsi nell'ambiente dei grandi nomi della scena artistica,
dal maestro della fotografia Man Ray a Luis Bunuel, Andy Warhol,
Carol Rama, Pier Paolo Pasolini.
Per la sua smania di osare finì seduto a un tavolo di Chez
Maxim a Parigi accanto alla diva tra le più famose della storia
del cinema, Greta Garbo. Oggi sorride nel raccontare all' ANSA
quel colpo di fortuna. "Con i soldi guadagnati grazie il ruolo
nel Giardino dei Finzi Contini di De Sica ero andato a Parigi.
Volevo entrare in quel locale mitico. Riconobbi seduta a un
tavolo Christina Onassis e glielo dissi. Lei mi invitò a cena la
sera seguente". Raffaele arrivò tardissimo. "Erano già a tavola
e, mortificatissimo, trovai posto accanto a una donna anziana
che mi sorrise facendomi molte domande. Le dissi del film e lei
mi parlò di De Sica. Quando arrivò il suo piatto il cameriere le
disse: 'Pour vous, Madame Garbo'. Non avevo visto nessun suo
film, per questo non l'avevo riconosciuta. Volevo sparire ma lei
mi tranquillizzò dicendomi 'Adesso che hai capito che siamo
colleghi possiamo continuare a parlare di cinema'".
L'avventura di Raffaele Curi nel panorama dorato di quegli
anni era cominciata appunto con la pellicola del 1971 dal
romanzo di Giorgio Bassani. A Roma, bello ma senza una lira, si
era iscritto all'Accademia di Arte Drammatica Silvio d'Amico e
guadagnava qualche soldo facendo il modello. Da lì lo vide
uscire Luisa Alessandri, assistente storica di De Sica che
organizzò un provino. Ebbe il ruolo del fratello del
protagonista e, dopo il premio Oscar al film, cominciò ad essere
cercato dai registi. "Feci un provino per il ruolo di
protagonista anche per Morte a Venezia di Visconti, ho girato
tanti film, alcuni anche molto brutti, e mi sono laureato in
Storia dell'arte. A 26 anni mi stancai di quel mondo e andai a
Spoleto. Il Festival dei Due Mondi era il paradiso e tormentai
Gian Carlo Menotti finché non mi prese e restai al suo fianco
come Pr per tanti anni".
Alle sorelle Fendi arrivò grazie alla sua governante sarda
Wanda che gli consigliò di presentarsi. "Le invitai a Spoleto e
da allora se ne sono innamorate". Quando le Fendi hanno venduto
il marchio, Curi ha cominciato ad arredare le case di Alda in
Italia e all'estero. Poi è nata l'idea della Fondazione
Esperimenti, di lì l'incontro con Jean Nouvel che ha
ristrutturato il magnifico edificio affacciato sul Tempio di
Giano, gli spettacoli teatrali e la danza di Roberto Bolle ai
Fori Imperiali, le installazioni e le mostre di capolavori
dell'arte con ingresso gratuito divenute un punto fermo. "Sono
un agitatore culturale - dice sorridendo Curi -. Non mi piace
stare fermo e ai luoghi famosi preferisco i piccoli spazi di
periferia, è lì che spesso si trovano i nuovi talenti".
L'arte, appunto. Per Curi l'occasione arrivò nel 1974,
girando un film a Torino dove conobbe il gallerista Luciano
Anselmino, ben inserito nel mondo della Pop Art che riceveva
nella sua casa lussuosa Rauschenberg, Man Ray, Warhol e tanti
altri. "In quel gruppo c' era Carol Rama, artista allora
sconosciuta, una simpatica pazza considerata una sorta di
mascotte, che viveva nella casa più povera ma elegante del
mondo. Ogni volta a Torino ero suo ospite". A lei, Leone d'oro
alla carriera nel 2003 alla Biennale di Venezia, Alda Fendi
Esperimenti ha dedicato l'ultima mostra mesi fa. Anselmino
doveva organizzare al Palazzo delle Esposizioni di Roma l'ultima
mostra di Man Ray, che sarebbe morto due anni dopo. "Cerca un
modello per girare un piccolo corto. Vieni, te lo presento".
"Andai all'appuntamento all'hotel St. Regis e con Man Ray c'era
anche Luis Bunuel, che avrebbe curato la regia. Furono due mesi
fantastici tra Roma e Fregene, ho conosciuto anche Warhol e
Pasolini, al quale l'artista americano chiese un testo per la
mostra sulle drag queen a Ferrara. A un pranzo il sindaco di
Roma donò un'acquaforte di De Chirico in copia unica a Man Ray,
che come tutti i surrealisti odiava il pittore. 'Strappala e
buttala nel water', mi disse. Naturalmente non lo feci. Da
allora quell'opera è rimasta con me".
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