"La storia di papà è stata raccontata mille volte, da chi l'ha amato e da chi no. Io volevo raccontare per la prima volta della persona e del padre che era. Dei momenti felici e di quelli non troppo felici" È così che Dalma Maradona, primogenita de El pibe de oro, inizia il racconto su suo padre: Diego Armando, l'eterno numero 10, il re di Napoli e dell'Argentina, morto a Buenos Aires, in circostanze ancora da chiarire, il 25 novembre del 2020, a soli 60 anni.
Una vita di grandi salite e vertiginose cadute, oggi ripercorsa in Dalma Maradona - La figlia di Dio, documentario biografico in tre parti diretto da Lorena Muño (che gioca nel titolo con la "Mano de Dios" con cui il campione segnò ai quarti di finale del Mondiale 1986 contro l'Inghilterra), disponibile in streaming sulla piattaforma di Warner Bros. Discovery da domenica 24 marzo, proprio nell'anniversario dell'ultima partita giocata con la maglia biancoceleste del Napoli.
Un viaggio a ritroso nel tempo, tra filmati, incontri e aneddoti (molti privati e sconosciuti), in cui la storia della leggenda del calcio mondiale è raccontata dalla prospettiva inedita ed esclusiva della figlia Dalma. "Io ho avuto la versione più bella di mio padre. A me non deve raccontarlo nessuno", dice lei, mettendo ordine tra gli eventi a cavallo tra Argentina e Italia: l'infanzia a Villa Fiorito, i primi calcio al pallone, l'incontro la moglie Claudia, l'exploit in Italia, i Mondiali, fino a raggiungere lo status di leggenda. Ma anche i momenti terribili del tunnel della droga e della squalifica, l'incubo di non farcela a uscirne. Tra i tanti intervistati, il fratello Lalo Maradona, il primo procuratore Guillermo Coppola e poi Sergio Goycochea, Carlos Tévez, Jorge Burruchaga, Fernando Signorini, Federico Buffa e i giocatori del Napoli del tempo.
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