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Scandali e provocazioni, tutto su Jane Birkin

Scandali e provocazioni, tutto su Jane Birkin

Dal seno nudo in Blow up ai gossip, incontri, dolori e l'amore per Serge Gainsbourg

ROMA, 16 luglio 2023, 22:02

di Giorgio Gosetti

ANSACheck

Serge Gainsbourg e Jane Birkin - 1970 © ANSA/AFP

Serge Gainsbourg e Jane Birkin - 1970 © ANSA/AFP
Serge Gainsbourg e Jane Birkin - 1970 © ANSA/AFP

Quando si parla di lei si pensa prima di tutto a un'icona che con la sua vita, le sue scelte, le sue sfide al sentire comune, ha marcato in modo indelebile la seconda parte del '900. Jane Birkin, morta il 16 luglio 2023, era nata nel West End londinese a guerra appena finita (14 dicembre 1946) è figlia di un'attrice, ma da ragazza non pensa di calcare le assi del teatro o il set. Si descrive come una "timida donna inglese" complessata e presa in giro dai compagni di scuola per il suo aspetto androgino. "Ci soffrivo per questo mio fisico - raccontava -. Mi dicevano che ero un mezzo ragazzo, non avevo seno, nemmeno l'ombra di un gonfiamento, era terribile".
    A scuola è incostante, finisce il diploma sull'Isola di Wight e, ad appena 17 anni, imbocca la strada della ribelle, va a convivere con un musicista famoso, John Barry e lo sposa. Il matrimonio durerà appena tre anni, quanti le bastano per mettere al mondo nel 1967 la prima figlia, Kate. Nel frattempo però Jane ha fatto parlare di sé tutta la Swinging London e il mondo del cinema. E' suo infatti lo scandaloso seno nudo esibito in "Blow Up" di Michelangelo Antonioni e la ragazza diventa in un lampo il simbolo di una generazione che infrange i tabù della puritana Inghilterra.
    Anche fisicamente Birkin apre la strada a una nuova idea della donna, proprio mentre l'aristocratica Veruschka, scritturata insieme a lei dal regista italiano, diventa la top model più ricercata. Le due hanno lo stesso fisico, la stessa allegra indifferenza ai canoni e ai gusti sessuali. Infatti di Jane Birkin si accorge anche la moda. Jane però preferisce continuare col cinema, ma sceglie film underground come lo psichedelico "Wanderwall" e poi accetta un contratto in Francia dove ancora dettano legge i "giovani turchi" della Nouvelle Vague.
    E' un passaggio cruciale nella sua vita ancor prima che nella carriera, perché alla Francia rimarrà legata per tutta la vita.
    Ma anche allo scandalo, a cominciare dal nuovo compagno che incontra sul set del suo primo film francese, "Slogan" (1969).
    Qui infatti fa coppia - in scena come in camera - con Serge Gainsbourg che nel film recita e canta la canzone del titolo. I due finiscono su tutti i rotocalchi anche perché Gainsbourg è considerato un "figlio terribile" della sua generazione, appassionato del whisky, delle sigarette, degli stupefacenti. I due si separano per poche settimane (il tempo per lei di recitare ne "La piscina" a fianco di Alain Delon) e tornano insieme in sala d'incisione. La canzone è la scandalosa "Je t'aime moi non plus" in cui Birkin dà vita a una strepitosa performance erotica fatta di sussurri, sospiri, timbro roco e seducente. Dal successo della canzone nasce due anni più tardi anche il film omonimo, ma nel frattempo l'ormai applaudita attrice trova il tempo per vestire i panni dell'amante di Brigitte Bardot in una strampalata versione al femminile di "Don Giovanni".
    Intanto è nata sua figlia Charlotte, ma la vita coniugale con Gainsbourg dà spazio a cronache piccanti per i maltrattamenti di lui e le crisi di nervi di lei. Divorzieranno nel 1980 anche se Jane ne parlerà sempre come "un uomo impossibile ma straordinario che mi ha insegnato quasi tutto".
    Con la fine degli anni '70 si registra per lei una nuova svolta in campo life style: arriva un contratto come testimonial per i jeans Lee Cooper e poi il magico incontro con Hermès che darà il suo nome alla borsa più celebre e ricercata, la "Birkin Bag".
    Tre mariti, tre figlie, numerosi pettegolezzi amorosi, gioiosa celebrazione (più interpretata che reale) della bisessualità, grandi film (insieme al terzo marito Jacques Doillon che l'ha diretta in titoli di grande qualità), musa di Jacques Rivette con cui vinse a Cannes nel 1991 con "La belle noiseuse", cantante confidenziale in perfetto stile francese, elegante comprimaria in film commerciali come il dittico da Agathe Christie ("Assassinio sul Nilo" e "Delitto sotto il sole"), da più di un decennio conduceva invece vita riservata dedicandosi a opere benefiche e qualche ruolo nei film degli amici. Ma non poteva rinunciare alla sua indole hippie e per questo accettò un racconto senza veli diretto da sua figlia Charlotte. "Jane by Charlotte" del 2021 è un sincero autoritratto e uno spregiudicato testamento: quello di una ragazza ribelle che, come il brutto anatroccolo, diventa cigno a dispetto del suo tempo e sfidandone le convenzioni.
   

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