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La moda torna ai livelli pre pandemia, ma pesa la guerra

La moda torna ai livelli pre pandemia, ma pesa la guerra

A Milano le sfilate uomo dal 17 al 21 giugno

MILANO, 18 maggio 2022, 19:05

di Gioia Giudici

ANSACheck

Emporio Armani - RIPRODUZIONE RISERVATA

Emporio Armani - RIPRODUZIONE RISERVATA
Emporio Armani - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Da una parte la voglia di moda che dopo il Covid spinge il fatturato a livelli pre pandemia, dall'altra la guerra in Ucraina che pesa non solo per i rincari dell'energia ma anche per l'export: è lo scenario che accompagna la fashion week milanese dedicata all'uomo, in programma dal 17 al 21 giugno.
    Per i Fashion economic trends diffusi dalla camera nazionale della moda, il fatturato di settore nel 2021 è cresciuto del 21,2% e, nel primo bimestre del 2022, la crescita è arrivata al 25%, meglio dei numeri pre-Covid. Se la fine dell'emergenza nei principali mercati occidentali ha avuto un impatto positivo, l'invasione russa dell'Ucraina e la crescita record dei prezzi dell'energia hanno un impatto negativo che i dati ad oggi disponibili - è stato spiegato - non permettono ancora di valutare appieno. Ma c'è chi le conseguenze della guerra riesce a quantificarle subito: sono gli showroom italiani, che esportano in Russia ciò che è possibile esportare, ma non vengono pagati perché - è la loro denuncia - le banche non accettano pagamenti dalla Russia. "Siamo rovinati - dice Giulio Di Sabato, titolare di Sari spazio fashion show room e presidente di Best Show Room -. Io non riesco ad esportare e tutte le aziende sono piene di merce". I russi, spiega Di Sabato, potrebbero e vorrebbero acquistare beni sotto i 300 euro, la cifra massima consentita per singolo bene, per non incorrere nelle sanzioni, "ma le banche non accettano i pagamenti dalla Russia e non si riesce a vendere". Per Di Sabato, che rappresenta marchi come Cavalli, Plein Sport, Malloni "la Russia prima della guerra valeva il 50% delle esportazioni, l'Ucraina il 25%". Anche Gigliola Maule, presidente di Camera show-room Milano, parla di una "situazione gravissima". "Il mercato prevalente era proprio quello dell'ex Unione sovietica con il 70% e ora - constata - ci troviamo con due stagioni buttate". La Russia - dicono - è il principale mercato per tantissime pmi italiane, molte delle quali "falliranno" se non si trova una soluzione.
    Nonostante tutto, secondo le previsioni il fatturato dell'insieme dell'industria della moda e settori collegati nel 2022 supererà i 92 miliardi di euro (+10,5% rispetto al 2021 e +2,2% rispetto al 2019, anno pre Covid). "Nonostante le turbolenze e lo stress - dice Carlo Capasa, presidente della camera della moda - la moda italiana sta reagendo in maniera molto positiva". Sul fronte energetico, "abbiamo chiesto al governo misure sempre più incisive, dobbiamo agire su questo fronte per rimanere competitivi". Per la moda restano criticità "legate ai prezzi dell'energia e alla situazione del Covid in Cina perché la Cina è un mercato molto importante. Di contro tanti mercati stanno ripartendo, gli Usa in testa a tutti". "Ci sono chiaroscuri ma l'aumento del fatturato di quest'anno rispetto al 2018, che pensavamo fosse una chimera, è un messaggio molto positivo". Quanto all'Ucraina, "è una situazione drammatica che va al di là delle considerazioni economiche, è un dramma umano".
    Intanto Milano si prepara alla Fashion Week Men's Collection, che si aprirà il prossimo 17 giugno e fino al 21 vede in calendario 25 sfilate, 24 presentazioni, presentazioni ed eventi per un totale di 66 appuntamenti di cui 61 fisici. La settimana della moda uomo, realizzata grazie al supporto del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, di ICE Agenzia e del Comune di Milano, si aprirà a Milano, appena finito Pitti, ma si chiuderà in Piemonte, con uno show all'Oasi Zegna la sera del 20 giugno. Tra i ritorni, Moschino, Versace e Marcelo Burlon County of Milan. Dopo la sfilata a Castel del Monte, Gucci rientrerà nel calendario con una presentazione il 20 giugno.
   

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