L'Università Statale di Milano ha
guidato uno studio internazionale su 46 ghiacciai in fase di
ritiro in tutto il mondo sullo sviluppo della vegetazione.
Passata una prima fase in cui solo poche piante pioniere
crescono su un suolo povero e instabile, si parla di addizione,
a distanza di 50 anni nuove specie avanzano per sostituire le
pioniere, e si parla di fenomeno di sostituzione. É questa la
sintesi del lavoro, pubblicato su Nature Plants, che rappresenta
un modello per comprendere l'evoluzione dei nuovi ecosistemi.
I ricercatori dell'Università Statale, in collaborazione con
numerosi colleghi di 13 Paesi, hanno visitato ed analizzato con
diverse tecniche 46 ghiacciai in fase di ritiro in tutto il
mondo. Lo studio ha confermato che le comunità di piante
cambiano rapidamente nel tempo. Appena dopo il ritiro del
ghiacciaio i suoli sono poveri ed instabili e vengono
colonizzati da poche piante pioniere. In questa fase prevale il
meccanismo di addizione. Un processo che continua per i primi 50
anni, ma poi le cose cambiano, ed entra in gioco un nuovo
meccanismo: la sostituzione. A questo punto i suoli sono
diventati abbastanza ricchi e stabili, permettendo l'arrivo di
specie più competitive che si stabiliscono, escludendo le specie
pioniere e rimpiazzandole.
"Queste informazioni ci aiutano a capire come evolveranno i
nuovi ecosistemi, sempre più ampi, che si stanno formando in
montagna e nelle aree intorno ai poli in conseguenza del ritiro
dei ghiacciai", commenta Francesco Ficetola, coordinatore dello
studio ed esperto di biodiversità dell'Università Statale di
Milano.
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