Maltrattamenti, come schiaffi e
tirate di capelli, urla e minacce, di farli finire in carcere o
di pubblicare sui social le foto di quelli che erano stati
"cattivi", ma anche il ricorso ad alunni o alunne che le erano
affidati, istigati a picchiare i compagni che a suo dire avevano
comportamenti sbagliati: è il quadro che sta emergendo dal
processo a una insegnante di una scuola materna della provincia
di Perugia in corso davanti al tribunale del capoluogo umbro.
Per i piccoli (di età tra tre e cinque anni) quello vissuto in
classe con la donna era "un regime di vita umiliante e
degradante", in base a quanto riporta il capo d'imputazione.
L'insegnante è stata processata con il rito immediato e i
genitori di alcuni dei suoi alunni si sono costituiti parte
civile con gli avvocati Michele Titoli e Andrea Castori.
Le indagini vennero avviate dai carabinieri in seguito alla
denuncia di padri e madri dei piccoli insospettiti per avere
notato cambiamenti nell'atteggiamento dei figli a casa. Gli
investigatori eseguirono quindi delle intercettazioni ambientali
piazzando tra l'altro delle micro telecamere per riprendere
quanto accadeva in aula (immagini già visionate nel corso del
dibattimento). In seguito all'attività dei carabinieri,
l'autorità giudiziaria sospese e allontanò dalla classe
l'insegnante.
Dagli accertamenti è tra l'altro emerso che la donna
utilizzava i tappi per le orecchie mentre era con i bambini o si
estraniava con il cellulare, li teneva al buio, abbassando le
tapparella, e alcuni di loro venivano colpiti con schiaffi o
erano oggetto di tirate di capelli.
Dall'indagine è poi emerso che la maestra aveva anche
"ordinato" a uno degli alunni di picchiare un compagno.
Un quadro accusatorio che viene ora ricostruito nel corso del
processo durante il quale sono stati già sentiti diversi
testimoni. Spetterà comunque al giudice stabilire l'eventuale
responsabilità della donna per i fatti contestati.
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