Gestisce 38 plessi scolastici sparsi
in undici comuni distanti fino a quasi 40 chilometri l'uno
dall'altro: l'impresa impossibile è quella che ogni giorno
affronta un dirigente scolastico di Avellino, Franco Di Cecilia,
ex sindaco di Sturno, paese di 2700 abitanti in provincia di
Avellino, che in questi giorni ha inviato un appello: ridurre il
parametro dei 900 alunni imposti con il dimensionamento previsto
dal governo, perché peggiorerebbe la situazione, mentre
servirebbero deroghe per i territori montani. Il preside non si
limita a lanciare appelli: ha già detto, intervistato da Il
Mattino, che ritiene opportuno che venga avviata una vertenza da
parte della Provincia di Avellino nei confronti della Regione e
del Parlamento italiano chiedendo anche che "non prevalgano
logiche politiche o di centralità geografica".
Per i sindacati Anief e Udir questa situazione "è la
dimostrazione di come l'indirizzo che sta dando il governo
sull'organizzazione scolastica generale sia tutto da rivedere";
secondo il presidente del giovane sindacato Marcello Pacifico,
"il dirigente irpino ha ragioni da vendere, perché se si attua
la nuova norma sulla formazione delle scuole associata ai quasi
mille alunni iscritti, previsti dal nuovo dimensionamento,
possiamo dire con certezza che il numero di plessi e istituti
fusi uno dentro l'altro non potrà che aumentare. Anche se
sparirà la parola 'reggenza', il caso limite delle 38 sedi
facenti capo al preside di Avellino non sarà più isolato ma
andrà a moltiplicarsi, anziché estinguersi. Se poi l'autonomia
differenziata delle Regioni a statuto ordinario, ai sensi
dell'articolo 116 della Costituzione, dovesse diventare legge si
andrà incontro ad un sicuro patatrac".
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