Un sit-in di solidarietà per il
loro rappresentante d'istituto, che rischia una sospensione di
dodici giorni da scuola, dopo aver rilasciato un'intervista a un
giornale locale nella quale elencava alcune criticità inerenti
la vita scolastica. Ad organizzarlo sono stati gli studenti
dell'Ites Jacopo Barozzi di Modena "per difendere il nostro
diritto alla libertà di parola e di espressione", scrivono.
Destinatario del provvedimento di sospensione è Damiano
Cassanelli, appena maggiorene, rappresentante degli studenti,
che il 28 novembre è stato intervistato dalla Gazzetta di Modena
(testata che oggi ricostruisce la vicenda), per spiegare le
ragioni di uno sciopero che si stava svolgendo senza
l'autorizzazione della dirigente scolastica. E che adesso è
preoccupato per l'ammissione alla maturità: "È molto importante
il comportamento che lo studente tiene l'ultimo anno di scuola -
spiega all'ANSA - quindi più che mai una sospensione di quella
portata in quinta superiore danneggia molto e mette anche a
rischio l'ammissione all'esame. Mi preoccupa perché l'esito
dell'esame è il passaporto per il mondo del lavoro e
l'università".
"Siamo in attesa della notifica del provvedimento - ha
confermato all'ANSA l'avvocato Stefano Cavazzuti, che assiste il
ragazzo e ha stilato una memoria difensiva di sedici pagine -
Sappiamo che il consiglio d'istituto ha votato a favore della
sospensione". Per gli studenti questa "è una decisone molto
grave - proseguono nel comunicato - Ci sentiamo attaccati nella
nostra libertà di espressione e di parola, perché in seguito a
quell'episodio, altri nostri rappresentanti sono stati oggetto
di provvedimenti disciplinari, anche se di minore entità, per
essersi fatti portavoce della nostra opinione".
In quell'intervista, il giovane faceva riferimento a "tanti
problemi" della scuola "e noi studenti siamo qui a protestare
perché li vogliamo risolvere, noi non siamo terroristi, noi
siamo pacifisti e in questo modo noi vogliamo cambiare la scuola
con discorsi, in maniera pacifica". Tra le richieste, le gite
all'estero "come fanno tante scuole e ci viene impedito, noi
vogliamo farle perché siamo degli studenti di lingue". E
rimandava anche a "ricatti" e "intimidazioni" subiti perché non
venisse organizzata la manifestazione di protesta, nonché
perquisizioni a cui sarebbero stati sottoposti alcuni ragazzi
l'ultimo giorno di scuola del giugno 2023. Il legale sottolinea
negli atti difensivi che il suo assistito ha rilasciato
l'intervista in qualità di rappresentante degli studenti e
quindi nello svolgimento di una funzione politica che legittima
il diritto alla libertà di espressione e di critica.
"È una triste vicenda. È bello vedere tanto affetto e
solidarietà dai ragazzi - commenta così l'avvocato il sit-in -
chi esprime opinioni, chi parla, in questo momento se non ripete
le cose che gli sono state dette di dire rischia a titolo
personale; questo avviene nella scuola, che dovrebbe invece
essere il luogo in cui s'insegna ai ragazzi a sviluppare senso
critico".
Intanto la deputata Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi
e Sinistra ha annunciato di aver presentato un'interrogazione al
ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara per fare chiarezza
sull'episodio. Anche il sindacato Flc-Cgil Modena ha preso
posizione, chiedendo il ritiro immediato del provvedimento
"gravissimo", scrivono in un comunicato stampa, "probabilmente
non ha precedenti - insiste il sindacato - e fa passare un
messaggio pericoloso quasi intimidatorio: quello cioè che di
fronte alle problematiche e alle criticità non si possa
protestare e non ci si debba esporre. Non è questo il ruolo
della scuola, e neppure degli organi collegiali".
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