Gli aumenti per il rinnovo del
contratto Istruzione 2019-21, relativi a oltre un milione e 300
mila lavoratori di scuola, università e ricerca, "sono inferiori
al 6% della retribuzione e quindi del 14% sotto l'inflazione del
20% su base triennale". Lo afferma il sindacato di comparto
della Cub che denuncia che "anche i fondi previsti per il
contratto 2022-2024, fra i due e i tre miliardi di euro,
corrispondono anch'essi ad incrementi della retribuzioni di
nuovo assolutamente inferiori al 6%" e annuncia la mobilitazione
della categoria.
"Il rinnovo di ieri - afferma il coordinatore nazionale del
sindacato Cub-Sur (Scuola università ricerca), Cosimo Scarinzi -
è un vero e proprio parto podalico. E si colloca nel solco di
una serie di contratti che hanno determinato la riduzione
continua e pesante negli anni delle retribuzioni".
"In realtà, dopo tre anni dalla chiusura del precedente
contratto gli aumenti retributivi previsti, ma più che di
aumenti si deve parlare di un assai parziale recupero
dell'inflazione, di 124 euro lordi per i docenti e di 96 euro
lordi per il personale amministrativo, tecnico ed ausiliario,
sono - conclude il sindacato - del tutto insufficienti a
ristorare il semplice potere d'acquisto. E' necessario tornare
all'indicizzazione dei salari, la vecchia scala mobile".
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