"Solo unendo e valorizzando le
forze più sane della società possiamo pensare al cambiamento che
porti a trasformazioni concrete per una città più giusta". E'
stato questo il messaggio lanciato oggi , da don Luigi Ciotti,
presidente di Libera e dall'arcivescovo Corrado Lorefice, in
occasione dell'incontro avvenuto nell'Istituto di Formazione
Politica Pedro Arrupe. A moderare l'incontrò, in occasione del
trentennale del martirio di padre Puglisi, è stato padre Gianni
Notari, direttore dell'istituto.
"Il nostro deve essere un impegno - ha detto Notari - per nulla
scontato che richiede il significativo coinvolgimento di tutti.
Non possiamo sempre vivere delegando tutto agli altri per stare
solo nei circuiti ristretti che ci fanno perdere la visione
importante di insieme".
"Dobbiamo partire sempre dalle storie e dal volto delle persone
che vivono le nostre città - ha affermato don Ciotti -.
Cittadinanza significa corresponsabilità. Oggi, purtroppo, si
passa ,sempre di più, dall'ecosistema all'egosistema, fatto solo
di interessi privati e di individualismi. Dobbiamo essere
consorti accomunati dagli stessi valori che vanno vissuti in
profondità. Viviamo una crisi etica prima che economica. Bisogna
avere il coraggio di guardarci dentro per avere una visione
ampia e collettiva".
"La città della rabbia e della violenza va avanti a discapito
della città della cura.- ha aggiunto - Nonostante questo,
dobbiamo avere il coraggio di valorizzare le cose belle e
positive che ci sono che generano vita. Dobbiamo impegnarci per
una carità che non sostituisca la giustizia ma la provochi.
Ricordiamoci che i più pericolosi sono i neutrali e anche i
mormoranti. La paura si vince incontrandosi e non blindandosi.
La responsabilità è architrave di ogni processo educativo.
Ricordiamoci dei nostri giovani che dobbiamo valorizzare nei
loro percorsi inediti"
"Oggi non si può cambiare e rigenerare una città se non si sta
profondamente dentro di essa - ha sottolineato Lorefice - e se
non si respirano gioie, ansie, trepidazioni e fragilità. Occorre
avere la forte capacità di compassione che significa custodire
un cuore capace di fare propria la sofferenza e la fragilità
dell'altro".
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