La scuola italiana sta realmente
diventando internazionale. Lo dimostrano i dati del Rapporto
2023 dell'Osservatorio sull'internazionalizzazione delle scuole
e la mobilità studentesca (www.scuoleinternazionali.org)
promosso dalla Fondazione Intercultura e presentato oggi dal
segretario generale Roberto Ruffino e da Nando Pagnoncelli di
Ipsos.
In circa 15 anni, dalla prima rilevazione dell'Osservatorio,
l'indice appositamente creato per dare una misura della capacità
delle scuole di aprirsi all'internazionalizzazione ha registrato
un aumento da 37 a 49 punti su 100.
L'aumento dell'adesione ai programmi di mobilità individuale
e di gruppo, le attività legate all'insegnamento delle lingue
straniere, quelle che riguardano il coinvolgimento della scuola
(in particolare con iniziative di formazione e l'insegnamento
delle tematiche internazionali nell'ambito dell'educazione
civica), mostrano una realtà virtuosa che riguarda un numero
sempre maggiore di istituti di ogni genere e distribuzione
geografica e non più non solo alcune scuole di eccellenza.
In generale, l'impatto della situazione politico-economica
globale sembra non avere particolari effetti su docenti e
studenti: nell'80% dei casi la loro partecipazione alle
iniziative internazionali rimane infatti stabile o in aumento.
In circa 15 anni l'adesione ai progetti internazionali è
incrementata di 31 punti percentuali. Attualmente, più della
metà delle scuole italiane dichiara di avere studenti
all'estero. Anche il dato sulla mobilità in ingresso aumentare.
Lo studio rileva anche una evoluzione nell'atteggiamento dei
docenti che oggi risultano più partecipativi e proattivi
nell'organizzazione degli scambi.
In generale nel 2023 le scuole risultano più attive
nell'organizzare direttamente i diversi progetti (+12%) e il
numero di classi coinvolte, in media il 31% del totale, si
riallinea ai valori pre-pandemici. In particolare, l'adesione è
più elevata tra gli Istituti di istruzione superiore (IIs) e gli
istituti del Nord Est e più contenuta tra gli Istituti Tecnici
che tuttavia coinvolgono un numero di classi maggiore.
Infine, circa la metà degli istituti insegna tre o più
lingue straniere, il 70% almeno un'altra oltre l'inglese, ormai
presente in ogni offerta linguistica.
Le lingue europee rimangono quelle più insegnate, mentre tra
quelle extraeuropee prevalgono il cinese e il russo (stabili
rispetto al 2022). Costante al 68% la quota di scuole che
dichiarano un potenziamento dell'offerta linguistica, con un
incremento delle ore aggiuntive (+4 punti percentuali) e la
presenza di docenti o assistenti madrelingua (+2).
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